Alan Scuro – Episodio XIX – Furgoni verde acido

Lira stava minacciando Alan Scuro tenendolo per le palle. In mano, la sedicenne teneva con una stretta poderosa di rabbia, il fragile modellino in scala 1:144 del Remo-Tob.

– Lo rompo! Abbassa quell’arma, Alan Scuro!

Ma oramai il danno era fatto. Il dado era tratto. Il robot era rotto.

Lo Scudo Rettangolare, fatto combaciare a fatica da Alan Scuro, usando pericolosamente il bisturi al fine di adattarlo alla difettosa sede sul braccio snodabile, cadde a terra fra le disseminate sprue. Così come una gamba intera del robottino, che all’impatto si infranse in mille pezzi come il cuore dell’ex pilota italiano che con tanto amore e dedizione l’aveva montata.

In un lampo d’ira, Lira e Aiello, impotenti come lo furono gli abitanti di Hiroshima in quell’inopinato mattino del 6 agosto, vennero investiti dai fantomatici centocinquanta megatoni di bestemmie di Alan Scuro. Una reboante processione di espressioni ingiuriose e di imprecazioni verso Dio, i Santi e le cose sacre… tale che, colte di sorpresa da una simile ondata di dannazione, le sprovvedute anime dei due atterriti astanti vennero immediatamente eiettate fuori dai rispettivi corpi, e impresse per sempre come ombre perpetue di terrore, sulle pareti bianche della modesta casetta di Monsampietro Mollico.

– Scusa, scusa, scusa, – disse Lira costernata raccogliendo come poteva i pezzi del robottino confusi fra le disseminate sprue.

Lira tentò grossolanamente di rimontare almeno la gamba, tuttavia quando appoggiò lo sconvolto modellino in scala 1:144 del Remo-Tob sul tavolo con un – Ecco! Come nuovo! – questo rovinò subito sul piano, dividendosi ulteriormente con una tale grottesca dirompenza che anche le minuscole fiammeggianti setole del cimiero in plastica trasparente finirono per terra chissà dove.

Alan Scuro continuava a bestemmiare, inesorabile come un fiume infernale in piena. Sembrava aver dimenticato Aiello, Lira, la Chimichanga Dam, i Nemici dell’Umanità che gli avevano portato via Didamante, i capelli da far tingere ogni mese e tutti quei piccoli problemi che i cinquant’anni danno agli uomini, come le palle che si ingrossano rendendo insopportabile il sotto della divisa aderente da pilota.

Sarà perché poco prima aveva perso l’anima, tuttavia in Lira, mano a mano che le bestemmie si susseguivano senza sosta, iniziò a sentirsi da costernata a divertita. Quasi innamorata.

È proprio vero che le parole, qualsiasi esse siano, dalle bestemmie alle offese a quelle d’amore, perdono di importanza se ripetute. Così, fra le lacrime, a Lira apparve un sorriso.

Ma non le durò molto.

– Alan, – disse Aiello abbassando la spada in spegnimento, – calmati, che ti frega! È solo un giocattolo!

Alan Scuro si bloccò allora in una posa minacciosa. Aveva la testa abbassata e le spalle della camicia bianca con l’impronta bruciacchiata del ferro da stiro flesse in avanti. Si era mutato e oltretutto era divenuto impossibile leggergli il volto.

Inoltre stava a gambe larghe, con i femorali tesi nei pantaloni della tuta aderente da pilota della Chimichanga Dam, che nonostante il problema sopracitato da cinquantenne, Alan scuro continuava imperterrito a indossare, incurante degli sguardi indiscreti e per sentirsi, almeno un po’, ancora quello di un tempo.

A Lira sembrava la posa di un demone offeso pronto a uccidere, mentre ad Aiello quella di un uomo finito… finito nel bagno turco della disperazione. Tuttavia entrambi si sbagliavano di grosso.

Alan Scuro, stava ascoltando.

L’ex pilota italianissimo andò allora alla finestra e scostò la tendina. Oltre alla doppia zanzariera e oltre al giardino, due sinistri furgoni verde acido col logo della Chimichanga Dam e i vetri oscurati, avevano appena parcheggiato nella notte.

– Lira, – disse Alan Scuro completamente tornato in sé, – nascondi Aiello a casa tua per qualche tempo.

– Ma…

– Ma…

– Niente ma, passate dal retro. Andate! Penserò io a loro.

Aiello comprese la situazione, Lira no. Tuttavia i ragazzi, raccattati frettolosamente spada e appunti, corsero verso la porticina della cucina che dava sull’orto dietro casa.

Tuttavia prima che i due si dessero alla macchia, Alan Scuro richiamò sottovoce il ricercato pilota del Faro-Tob, ma non prima che Lira fosse uscita.

– Aiello!

– Dimmi, Alan Scuro.

– Dille qualcosa, o peggio toccala… E ti crocifiggerò nell’oscurità quant’è vero che sei…

– Una testa di cazzo. Non preoccuparti, Alan Scuro, – disse Aiello bisbigliando, mentre Lira correva fra i pomodori con la torcia del telefono accesa. – Baderò io a tua figlia.

(Continua…)

L’Episodio XX di Alan Scuro – Tema – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 02-06-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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