Alan Scuro – Episodio LI – Prequel Parte 2

Compiuti i diciassette anni, Alan Scuro si rassegnò a entrare nella sinistra pancia del robottone. Il Secret se ne era andato lasciandogli la propria pelliccia di lupo bianco in dono. Il nostro eroe inizialmente la annusò contrariato, tuttavia, anche se gli sembrava roba da donne, la tenne lo stesso sulle spalle per via del gran freddo.

– Tanto nessuno può vedermi, – si consolò rabbrividendo. Questa volta il gelo del polo non c’entrava nulla. Alan Scuro stava compiendo i suoi primi passi nel Remo-Tob e aveva paura.

Dal portellone dietro si lui, sferzava a ondate la neve nel vento. La bufera era così forte che la neve entrava nel robottone come se qualcuno ce la stesse spalando con violenza. Fu in quel sibilare glaciale che Alan Scuro capì di trovarsi in un cubo di metallo completamente spoglio. E la paura in lui fece temporaneamente spazio alla delusione.

– Dov’è la mia postazione da pilota? Il sedile, la consolle di comando e gli schermi con tutti quei dati scritti in lingue inventate a caratteri cubitali?

IN CORREZIONE

Sulle pareti metalliche del Tob si inseguivano solo un’infinità di misteriose tubature. Quando il portellone dietro di lui si sbarrò di scatto e il buio lo avvolse, quelle trame di chissà quale tecnologia risuonarono febbrili dei crescenti battiti del suo cuore.

– Porca Eva , porca di quella Eva, vacca, troia.

Per lo spavento Alan Scuro tornò rapidamente sui suoi passi, ma colpì il portellone sigillato col casco e cadde sull’algido metallo.

– Non mi ricordo nessuna delle indicazioni di mio padre… E che cosa stava dicendo quel secret? Ah, sì! – e iniziò a cantare – “Alan Scuro! Incredibile! Alan Scuro! Indomabile!” – smise di cantare – No… quella era la mia sigla… Ma! Aspetta un attimo!

Alan Scuro fu colpito perlomeno da un’illuminazione retorica. Estrasse dalla tuta argentata a bande rosse l’involto consegnatogli dal padre prima di partire, lo liberò dall’involto e lo tastò per comprenderne la forma.

– Una pistola? Cosa dovrei farmene di una pistola nella pancia di un robottone?! Sulla visiera del casco mi compare la scritto “Chiave”. Ma chi diavolo creerebbe mai una chiave a forma di pistola, per giunta da usare in un cubo di metallo come questo? Toh, c’è anche il grilletto.

Il proiettile rimbalzava in ogni dove illuminando di verde la pancia del robottone. Con un buffo balletto, Alan Scuro riuscì a schivarlo diverse volte prima di essere colpito al cuore.

Il colpo verde fosforescente lo aveva scaraventò contro un fascio di tubature sul muro, ora abbozzate. Confuso dal trauma, Alan Scuro si osservò la tuta metallizzata a bande rosse, dalla quale, all’altezza del cuore, proveniva un bagliore pulsante. Sentì un brivido diverso da quelli del freddo di poco prima.

– Mi ha colpito! Nooo! – pensò Alan Scuro, abbattuto. Poi, nelle sue ultime parole, mise in queste tutta la teatralità che aveva: – Discende qui la gloriosa parabola di Alan Scuro, un eroe morto giovanissimo, nel suo primo giorno da prestabilito. Morto senza moglie, senza un figlio che possa ereditarne il sangue, essenziale per pilotare il Remo-Tob. A causa sua, le cimici ci stanno invadendo e porranno fine alla nostra specie. Anche Desol, l’unica colonia umana, è andata perduta a causa sua. Perché Alan Scuro era troppo fondamentalissimo. Senza di lui, i sei Prestabiliti restanti, troppo paurosi, troppo incompetenti, troppo scemi e con dei Tob più brutti del suo fichissimo Remo-Tob, non riescono nemmeno uniti ad abbattere le Cimiciccione come invece faceva Lui a occhi chiusi. I Tob staranno cadendo uno dopo l’altro, accolti in eterno nel vuoto abbraccio del cosmo. Eccole, l’azzurro cielo terrestre si sta oscurando di verde. Alan Scuro, lo scemo di guerra galattica, ci ha condannati tutti alla puzza finale. Inoltre dicono che il cadavere, appena rinvenuto, indossasse una pelliccia di lupo bianco appartenente a un secret mascellone, probabilmente il suo ragazzo”. Ecco cosa diranno di me… Non posso permetterlo… Ahi! Che dolor!

Alan Scuro fece finta di svenire: inclinò la testa e chiuse gli occhi. Ma il suo discorso di commiato dal cosmo era durato troppo per essere credibile, quindi si tirò su in uno slancio di speranza.

– Forse non mi sono fatto niente, sono solo un po’ debole! Per un attimo ho pensato che la mia fine fosse arrivata. Impossibile! Io sono l’eroe che dà il nome alla mia storia! Secret! Sei venuto a salvarmi!

Il Secret che lo aveva accompagnato con l’UFO-Pentola era di nuovo sull’uscio, il portellone si era riaperto e la neve entrava nuovamente formando capitelli nel vento.

– Alan Scuro, – disse il mascellone avvicinandosi al corpo smunto del nostro eroe, – ai piani alti mi hanno detto che non potevo lasciarti la mia pelliccia di lupo bianco. Qui dentro non può esserci altra materia organica fuorché la tua durante l’attivazione del Remo-Tob, in caso contrario verresti fritto vivo dal Numero Cim. Scusa, proprio non ci pensavo. Eppure l’ho frequentato il corso sulla sicurezza sul lavoro organizzato dalla Dam.

– Ma… Aiutami! – Alan Scuro voleva far vedere al Secret la ferita per impietosirlo, ma non riusciva ad alzare il guanto da essa.

– Un vero lupo, Alan Scuro, non chiede aiuto che a se stesso. Tira fuori i denti!

– Ti sembro un lupo io?

Il Secret gli sfilò la pelliccia dalle spalle senza rispondere. Sembrava la stesse rubando a un paraplegico, dopodiché Alan Scuro lo vide risalire nell’UFO-Pentola lasciato sospeso nella bufera con le quattro frecce accese, e scomparire. Il portellone si sigillò rapidamente, ghigliottinando all’unisono luce, freddo e speranze.

Alan Scuro perse la parola e sentì le palpebre appesantirsi. Dopodiché gli si rilassò anche il braccio pervaso da un brivido quantistico insieme al resto del corpo.

Alan Scuro prese a levitare e il suo corpo si posizionò al centro della cabina di pilotaggio. Fu allora che un’infinità di stringhe verdi fosforescenti fuoriuscirono dal suo cuore, tendendosi fra gli universi. Con un’estremità le stringhe si allacciarono a ogni singola particella del suo corpo e, con l’altra, a quelle del robottone, sincronizzandone gli spin. Dal cuore di Alan Scuro, si espandeva ovunque una ragnatela fittissima.

Quando scomparve, al loro posto comparì uno schermo verde di luce, una consolle di comando, anch’essa color evidenziatore e un sedile da pilota sugli stessi toni, dove Alan Scuro ricadde seduto, ancora incosciente.

Gli occhi rossi del Remo-Tob, seminascosti dalla celata del suo cimiero nero, baluginando si accesero nella bufera. All’unisono con quelli del suo pilota.

Sulla visiera del suo casco Alan Scuro vedeva scritto: Sincronizzazione entanglement riuscita. Spin del pilota e del Tob su CIM. Robottone pronto a combattere, si prega di raccogliere le armi e di entrare nel Buco di Tarlo dietro la Luna. Destinazione: Colonia terrestre Desol.

Alan Scuro guardò la in alto, il Remo-Tob guardò la Luna.

(Continua…)

A sabato prossimo, con la prossima puntata!

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Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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