Quando sei una ragazza sola in una scuola che non ti piace e che, senza pagarti, ti manda al macello da un uomo dello spazio con la scusa dell’alternanza scuola-lavoro, vorresti solo avere un amico. Nient’altro ti interessa. Vorresti solo qualcuno con cui parlare e a cui raccontare le tue insicurezze, qualcuno che ti consoli, per quel che possa, con un “Non devi aver paura, da oggi ci sono io qui con te, Lira”.
Ma Lira, quasi orfana e diversa, non aveva mai avuto un amico vero, mentre le ragazze più popolari della classe erano almeno in due a sostenersi, un esercito rispetto a chi è solo. E forti di questo, la insultavano da nemmeno due banchi di distanza e a voce alta, acciocché Lira sentisse bene, tutto il male che volevano infliggerle.
– Eccola è tornata Lira a scuola. Erano giorni che non si presentava.
– Meglio, non sopporto di vedere quel suo neo scuro sul naso.
– Secondo me, a lei piace, altrimenti se lo sarebbe fatto togliere. Papà nel suo studio privato te lo leva in cinque minuti. Ha insegnato anche a me a farlo! Sarò una grande dottoressa un giorno!
– Anch’io da papà sto imparando a fare la notaia, non come quella sciacquetta, che l’alternanza scuola-lavoro deve farla in quel giornaletto online che nessuno legge. Mi dà un nervoso! E poi perché non se lo leva quel fiocchetto rosso da bambina?! Si crede diversa.
– Già ma è solo sbagliata. Piuttosto perché non se li lava quei capelli, non senti che puzza? Sembra il puzzo di quando calpesti una cimice, anzi, visto quante ce ne sono quest’anno e dove abita, probabilmente le avrà anche sotto al cuscino.
– Certo e poi tutti ora seguono anche lei su Fotogram solo perché ha la fortuna-sfortuna di abitare nello stesso paesino dove è andato a vivere il pilota del robottone. Non di certo per altro!
– Che schifo quell’uomo, sembra un viscido con quella tinta e la pancetta che gli straborda dalla tuta spaziale aderente. Che schifo, gli si nota anche il pacco!
– Bleàa. Però magari a Lira piacerebbe un tipo simile, le farebbe da padre… Così finalmente ne avrebbe uno! (Risate)
– Sai che hanno chiesto proprio a lei di intervistarlo?!
– Potrebbe essere la sua unica possibilità di trovarsi un uomo.
– Infatti anche se ora i ragazzi le mettono i cuori sulle foto, nessuno le chiede lo stesso di uscire.
– Si sa, ai ragazzi se hai un corpo… passabile, vai bene anche se sei una disagiata senza famiglia.
– Forse aspettano che lei impazzisca come la madre e la dia a tutti per disperazione. (Grasse risate, che attirarono l’attenzione del ragazzo seduto nel banco fra loro e Lira, fino ad allora assorto nel fissare il telefono, come se vi stesse per apparire qualcosa di cruciale.)
– Di chi parlate, ragazze?
– Della streghetta di Monsampietro Mollico.
– Lasciatela stare.
– Vedi, perfino a Orione piace quella spocchiosa.
– Sappiamo entrambe con cosa fa rima Orione.
– Troie.
Non appena il professore entrò in classe, la prima cosa che notò fu la chioma scura di Lira col suo fiocchetto rosso spuntare da sotto al quaderno di matematica, da dove proveniva anche un singhiozzo.
– Lira, almeno quando ti degni di presentarti a scuola, fatti vedere.
Ma, nonostante il richiamo, Lira non si tirava su, perché il velo di trucco che aveva messo, neanche lei sapeva perché, le stava colando lungo le guance.
Quando poi Lira alla minaccia di nota fece capolino, il professore non notò la sua disperazione, o meglio non volle notarla, perché dopo la scuola il docente avrebbe avuto un impegno quindi proprio non gli andava di ficcarsi in battibecchi tra studentelli che non lo riguardavano direttamente.
– Lira, smettila di piangere e se proprio devi farlo, fallo per la tua bocciatura. Non mi importa che hai tutti dieci. A parte le troppe assenze, mi hanno telefonato quelli di Le Ultime dal Picchio lamentando che ti rifiuti di lavorare. Mio padre, che ti ricordo essere il Presidente della Regione Marche, ha fatto i salti mortali per trovarti un posto per l’alternanza, visto che nessuno ti voleva, quindi vedi di non fargli fare brutte figure col direttore del giornale… Aspetta, Dove corri? Lira! Non darmi grane ché ho da fare dopo la scuola!
Ma Lira aveva ricomposto lo zaino e se ne era andata. Tuttavia prima di uscire dall’aula, aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di Orione, chiudendo il sussurro con un tocco madido di lingua, premeditato nella disperazione. Ci si aggrappa a chiunque mentre si cade.
Alan Scuro invece stava alla grandissima!
I servizi segreti, nella persona del sostituto di zia Elvira, Rob Secret, lo avevano informato che la Chimichanga Dam, per creare un certo feeling con le generazioni più giovani, aveva prodotto il Modellino da costruire del Remo-Tob di Alan Scuro, in una edizione da collezione e limitatissima a soli 200 pezzi. E ora Alan Scuro stesso stava con l’indice fisso sopra al tasto invio, con la certezza di aggiudicarsi l’acquisto non appena il prodotto fosse stato reso disponibile.
Alan Scuro si era connesso al negozio online della Chimichanga Dam già alle quattro e trenta del mattino, quindi ormai erano dieci ore che non si muoveva da davanti allo schermo, riavviando in continuazione la pagina web, senza mangiare, bere, dormire o andare in bagno. E il tutto con una fastidiosa cimice che gli volava sopra alla testa, attratta dalla luce del lampadario.
Ma nonostante la fame, la sete, la pipì e quell’elicottero puzzolente, Alan Scuro non demordeva, perché avrebbe dato la vita per aggiudicarsi il modellino da costruire del suo Remo-Tob – in scala 1:144 e con il Gladio Oscuro e lo Scudo Rettangolare inclusi nella confezione a soli 99,99 euro.
Perché Alan Scuro aveva perso il suo migliore amico e il suo lavoro, il suo prestabilito scopo nella vita, ma a costo di morire avrebbe ottenuto quella action figure. Ci si aggrappa a qualunque cosa mentre si cade. E la vita di Alan Scuro, per poter andare avanti di qualche altro giorno, era appesa a quei soli cinque secondi restanti dalla messa in vendita.
– Ci siamo. Cinque, quattr… Togliti! Maledetta puzzola! Due, uno e… Invio! – che soddisfazione provò nel cliccare quel tasto, che distensione, dopo così tante ore ad aspettare!
Ma gli apparve solo la scritta: Error 404, quella col T-Rex scemo. Probabilmente scacciando la puzzola, a tre secondi dall’aggiudicarsi il modellino, aveva inavvertitamente staccato col piede l’alimentazione del modem.
– No, no!
E invece sì. Alan Scuro provò a connettersi di nuovo. Di nuovo. Di nuovo. Ma nulla. Allora tentò con l’hotspot del telefono. Funzionava! Dunque riaprì il negozio online della Chimichanga Dam, ma a tutto schermo gli apparse solamente una nuova scritta, che si riferiva al modellino, ma che Alan Scuro interpretò come un’offesa personale: Esaurito.
Non appena Alan Scuro fu cosciente dell’irreversibile fallimento, la cimice andò a sbattergli prima sui capelli e poi in faccia, per poi cadere riversa sulla tastiera del portatile.
– Tu! Maledetta! È tutta colpa tua! – inveì Alan Scuro, chiudendo rabbiosamente il portatile su di essa e scaraventandolo contro una parete. – Almeno non puzza, la stronza, qui ci devo cucinare. Ma prima…
Corse in bagno a fare la pisciata più lunga della sua vita.
– Mi faccio una carbonara, – si disse col coso fra le mani, – se almeno non mangio ora, subito, una carbonara, ammazzo qualcuno.
Quindi tornò in cucina, mise a bollire l’acqua, vi gettò il sale e fece scaldare la pancetta, cercando di consolarsi con frasi del tipo: – Alla fine era solo un giocattolo, ne ho tanti simili, ho perfino un modellino di Dumdam che assomiglia veramente tanto al mio vecchio Remo-Tob.
Ruppe le uova in una planetaria, sbarazzandosi dell’albume direttamente nel lavandino. Di uno gli cadde anche il tuorlo, ma ringhiando decise di passare oltre, anche se poi buttò gli spaghetti nell’acqua con la veemenza del dare una pugnalata.
– Era solo un modellino, che mi frega. Certo che dopo trentatré anni di servizio nello spazio quei figli di puttana della Chimichanga Dam avrebbero potuto regalarmene uno, ma no. Se non lo fai, Alan Scuro, niente modellino, mi hanno detto. Ah, avrei dovuto lasciare che quelle stronze invadessero la Terra e sterminassero tutti. Mi calmo, metto il pepe nero. Dov’è il pepe nero? Va be’, lo metto alla fine, tanto Didamante non mi vede, sennò chissà quante storie. Per lui usare la pancetta già sarebbe stato sacrilego, figuriamoci! Ma cosa fai, sei o non sei italiano, mi avrebbe detto… Mi avrebbe…
Alan Scuro tolse la pancetta sfrigolante dalla padella, mettendola in un piatto perché si cristallizzasse, e, nella planetaria coi tuorli, fece nevicare tutto il pecorino che aveva in casa. Infine, mescolando con l’aiuto di un po’ di acqua di cottura, creò la Stellare Carbocrema di Alan Scuro, profumata, gialla e luminosa come un sole edibile. Ma mancava ancora il pepe nero.
Cercò ovunque ma non c’era: nel ripiano della pasta, in quello dell’olio e degli altri condimenti, nel frigorifero, sotto al lavandino fra i detersivi, nulla, era sparito. Poi finalmente, Alan Scuro ebbe un colpo di genio. Ed eccolo il pepe nero! Stava nel porta spezie…
Nessuno lo aveva visto, ma Alan Scuro si sentì ugualmente uno stupido, sensazione che lo fece passare allo stadio successivo dell’odio. Ma mantenne ancora la calma, ormai la pasta era al dente e presto avrebbe mangiato il piatto che Didamante gli aveva cucinato ogni volta che a ottobre erano tornati insieme in vacanza sulla Terra. Almeno, quel sapore, gli avrebbe ridato qualcosa del suo passato.
– Calmati, Alan, calmati.
Tutto fuorché calmo, l’uomo dallo spazio andò a mettere il pepe nella carbocrema, ma al suo interno, invischiata e zampettante, c’era la cimice di prima. L’insetto, per la paura di affogare, stava rilasciando la sua maleodorante secrezione nel composto, che immantinente prese a puzzare da far schifo.
Quando poi, poco dopo, Alan Scuro andò ad aprire la porta a Lira, lei, con ancora le lacrime a rigarle il volto, lo trovò iracondo e con in mano la sua strana arma tutta colorata, ancora fumante.
– Salve, Alan Scuro, avrei proprio bisogno di quella intervista, – supplicò singhiozzando la ragazza. Poi Lira notò che dietro all’uomo, una planetaria d’acciaio, incandescente e pressoché fusa, stava prendendo fuoco, quindi soggiunse una domanda: – Ma quella strana pistola non sparava solo dardi con ventosa?
– Anche, dardi con ventosa. Vattene.
– E se ti dicessi che un mio… amico… si è aggiudicato per te il modellino del tuo robottone Remo-Tob nell’edizione limitatissima a soli 200 esemplari in scala 1:144 con il Gladio Oscuro e lo Scudo Rettangolare inclusi nella confezione e a soli 99,99 euro? – domandò Lira tutto d’un fiato. – L’altra volta ti ho visto dalla finestra mentre montavi il modellino di un Dumdam, e ho pensato che in cambio dell’intervista…
– Ti chiederei se hai fame.
Sì.
– Allora accompagnami.
– Dove?
– Da Zia Elvira, a comprare il pecorino, l’ho appena finito. E per colpa di un maleodorante esponente dei Nemici dell’umanità, non ho nemmeno mangiato.
(Continua… Ma tu continua a leggere qui sotto!)
Nuovo dialogo fra Alan Scuro e l’autore:
- Al prossimo episodio, Alan Scuro, la situazione si scalda.
- Non esagerare, scribacchino fallito.
- Cosa farai a San Valentino?
- Non esagerare.
L’Episodio V di Alan Scuro – Sess0 per robot – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 16-02-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)
