Alan Scuro – Episodio XLIII – Bella non è

(Nell’episodio precedente, Huǒ Zhǐ Nǚ ha visto rompersi una bombarda dopo l’altra nel suo Muraglia-Tob. Inoltre Bobik ha battuto in ritirata e a difendere la Matron e il Varco, oltre alla Prestabilita cinese, sono rimasti solo due Tob, stretti fra le fiamme amiche e l’orda puzzolente in avvicinamento…)

Alan Scuro aprì gli occhi sul letto dove per giorni il Dottor Bias lo aveva curato. L’espansa sclera bianca degli occhi, in contrasto con la pelle resa oscura dalla malattia galattica, sembrò per un attimo illuminare la stanza in penombra e lo sguardo di Doc Secret, da giorni in attesa di una buona notizia.

– Alan Scuro sei vivo! – esclamò Doc.

– Dannazione – borbottò Alan Scuro guardandosi le palle.

– Visto? Ti si sono sgonfiate, ora sei solo scuro, ma ha detto il Dottor Bias che per il colore della pelle non poteva fare nulla.

– Dov’è lui adesso?

– È andato a Roma, vuole diffondere la cura tramite la televisione. Anche il direttore Mentolo, quello del telegiornale, si è ammalato di Elefantiasi Oscura. Aveva ingerito una cimice che gli era finita nel caffè. Lo stagista che glielo aveva portato è stato licenziato e non si sa più nulla di lui.

– Ma che mi frega! – ringhiò Alan Scuro, poi tossendo profondamente. – In cosa è consistita la cura?

– Ti abbiamo monitorato costantemente la febbre e inserito clisteri di…

– Aspetta non voglio saperlo. Aiutami ad alzarmi, devo andare in fumetteria.

– Come in fumetteria? Sei stato quattro giorni sotto sedativi!

– Se sono passati quattro giorni allora è uscito il secondo robottino da costruire della Chimichanga Dam, il Rodi-Tob di Didamante. Una riproduzione fedele in scala 1:144 del robottone del mio amico, con tanto di Lancia Pulsar e Scudo Rotondo compresi nel prezzo.

– Ma non puoi fartene mandare uno direttamente dalla Dam? Sei un ex pilota, ti devono tutto quelli. Se glielo chiedessi te ne costruirebbero uno a grandezza naturale da metterti qui davanti casa, con suoni e lucine! FERMI TUTTI SONO IL RODI TOB! TOB TOB! VIA DA CASA MIA O VI INFILZO! TOB TOB!

– Hanno detto che non me li avrebbero spediti fin quando non avrei lasciato la possibilità a mia figlia di prendere il mio posto, e anche se per sua scelta ora lei è lassù, questo non vuol dire che mi stia bene. Distruggerò la Dam e mi riprenderò Lira. Ma prima… Voglio il robottino.

Intanto alla Fumetteria Pascal, l’ingresso di quello strano signore vestito da waifu giapponese aveva scosso il normale ordine delle cose. Era il primo nuovo cliente della fumetteria che era riuscito ad attrarre l’attenzione dei soliti quattro frequentatori della stessa, se non contiamo quella volta in cui Lira, una ragazza, aveva fatto capolino dalla porta, perché non era entrata proprio entrata entrata. Non fraintendetemi, di norma ci sono ragazze che vanno in fumetteria, ma di certo non alla Fumetteria Pascal dell’inquietante Sergio il fumettaro.

Tornando alla waifu barbuta, Orione e Sergio il fumettaro non si capacitavano del perché un uomo della sua età, con la barba a cornice di bocca e le gambe pelose, si fosse presentato nella loro tana vestito da Misa Amaki, l’eccitante protagonista di Hanaichimonme no katana, con tanto di spada cremisi, parrucca color legno di ciliegio e scollatura villosa da barbara dei giochi di ruolo.

– Sarà uno sfigato – disse Sergio buttando delle cimici morte nel pattume. L’avventore era uscito, probabilmente dimentico di qualcosa in macchina.

– Tu dici? – disse Orione che dalla vetrina piena di action figure poteva ben vedere il parcheggio a bordo strada all’esterno. – Vieni qui, Sergio, e guarda. Per me lo sfigato sei tu.

Giunto alla vetrina, Sergio vide Misa Amaki in versione muratore bergamasco tirarsi su dopo aver preso qualcosa dalla una Lamborgotti rosa shocking. Nel sedile del passeggero c’era seduta una biondina bellissima, a giudicare dalla scollatura del vestito da cameriera cosparso da fiocchetti bianchi che indossava, l’unica parte di lei che fosse visibile ai due veri sfigati per via dell’assetto ribassato della supercar.

– Scusate, – disse Misa Amaki rientrando, – avevo dimenticato il telefono e devo chiudere al più presto una vendita da quindici kappa.

– Cosa sarebbero quindici kappa? – chiese Sergio farfugliando all’orecchio di Orione.

– Quanto sei boomer, Sergio. Sono quindici mila euro.

– Ah, ma non si preoccupi! – disse allora Sergio all’avventore in atteggiamento adulatorio. – Come possiamo aiutarla?

– Possiamo?! Guarda che io non lavoro mica qui – precisò Orione.

– Innanzitutto complimenti per la fumetteria, signor?

– Sergio, Sergio Pascalini, per servirla – l’atteggiamento vassallo di Sergio risultava dall’aver sentito nominare da quell’uomo vestito da ragazzina giapponese la cifra che lui guadagnava in due anni, quando andava bene e quando lo Stato non gli contestava nulla.

– Io sono Ermanno della casa editrice Tramezzi, e sono qui per cambiarti la vita, caro Sergio.

– La scambio volentieri con qualunque vita tu abbia doppione.

– Per l’appunto, sto per proporvi qualcosa che cambierà per sempre le vostre vite, assicurandovi fama, donne e soddisfazione economica.

– Tutte cose che non abbiamo. Dicci tutto! – Sergio era accecato dall’eccitazione, nelle sue condizioni di fumettaro quarantacinquenne in bancarotta non aveva nulla da perdere. Orione no, essendo giovane poteva sempre cambiare la sua vita, magari mettendosi a dieta e propinando su Trip Top video in cui avrebbe descritto le varie fasi del dimagrimento perdurato fino all’ottenimento di tutti gli addominali, e il tutto solo per fare un torto a Lira. È proprio vero, un giorno di gioventù, in vaghe e vane speranze, vale le parabole di cento messia.

Ermanno spostò la katana che lo infastidiva e appoggiò la valigetta sul tavolo da gioco di Orione, che lo osservava come si guarda un quadro astratto. Poi sganciò le due chiusure e tirò su il coperchio. Negli occhi aveva la megalomania di chi ti mostra per la prima volta quello che sa sarà il tuo prossimo desiderio.

– Carte collezionabili? – disse Orione ridendosela. – Tutto qui?

– Orione, – lo redarguì Sergio, – tu non lavori qui, quindi lascia a me gli affari! Non hai visto la carrozzeria della Lamborgotti e di quella che c’è seduta dentro?

– Esatto, Sergio, – lo carezzò Ermanno, – vedo che ti intendi di belle cose! Sapete, io ero come voi, un normalissimo sfigato da fumetteria, con tutte le paturnie e le solitudini che sapete. Tuttavia un giorno, nonostante tutti mi dicessero che erano cose da bambini, comprai con tutti i soldi che avevo in banca venti box sigillati delle carte di Hanaichimonme no katana. Non appena l’uscita, i prezzi erano colati a picco e tutti credevano che non valessero più niente. Misa Amaki non piaceva a nessuno, se non a qualche pervertito.

– È vero, – disse Orione seppur con una certa titubanza dovuta al fatto che non voleva assecondarlo, – anche Mido, uno dei pervertiti che dicevi, all’inizio le collezionava. Poi però le ha vendute tutte perché non trovava nessuno con cui scambiarle e non trovava mai gli artwork che voleva, credo tu sappia quali intendo… Si mangia ancora le mani per averle date via. Aveva anche la carta Katana Cremisi del Fiume di Petali che ora…

– Che ora gradata dieci vale ben 80k, io ne ho sei. Cinque le ho vendute per la Lamborgotti e due per Mercedes, la ragazza che c’è seduta dentro.

– Ottanta kappa una carta?! – disse Sergio con occhi luminescenti. Ma poi subito sconfortati: – Io ne avevo scatoloni interi di quelle carte ma poi le ho mandate al macero perché non vendevano! Sono un idiota!

Un alone di oltretomba e azzurri fuochi fatui circondò Sergio, caduto tristemente in ginocchio con lo sguardo rivolto sottoterra.

– Oggi potevi essere ricco, – disse Ermanno tirando a sé il lacrimoso Sergio per poi stringendoselo alla scollatura villosa, – ma purtroppo per te non hai avuto la visione essenziale del collezionista.

– Voglio morire, voglio morire!

– Non disperare, Sergio, per te c’è ancora una possibilità, le carte di Alan Scuro, le nuove carte collezionabili della Tramezzi Inc. in collaborazione con la Chimichanga Dam! Nella valigetta solo per te ho tre box sigillati e due carte promo, non lasciartele scappare. Queste carte sono l’oro del futuro, vedrai fra un mesetto i soldi che ci farai!

– Le prendo! Le prendo tutte! – esclamò Sergio fissando il contenuto della valigetta come se fosse un’antica reliquia sacra. Ogni box da ventiquattro bustine era caratterizzato da una grafica accattivante dei sette robottoni e, al centro esatto, aveva impresso il simbolo della Chimichanga Dam. Le due carte promozionali, sigillate nel coperchio della valigetta, erano quella dello Zeus-Tob, il robottone con le sembianze della statua di Zeus di Olimpia, raffigurato nell’atto dello scagliare uno dei suoi potentissimi Fulmini Spaziotemporale, e la carta dell’Arte-Tob, il robottone simboleggiante la statua di Artemide venerata nell’antico tempio a Efeso. Nell’illustrazione, l’Arte-Tob scagliava una sua Freccia Astrale contro un enorme alieno a forma di mantide religiosa – non era propriamente una cimice, tuttavia l’immaginazione dell’artista aveva lambito la realtà.

Orione non poteva immaginare che in quello stesso momento, ai confini dell’universo, quegli stessi due robottoni stavano combattendo allo stremo delle forze, stretti fra il fuoco amico del Muraglia-Tob e il puzzo nemico delle cimici in avvicinamento. L’esplosione che dalla Matron era stata percepita da One Secret come una sorta di prepotente terremoto era stata in realtà una cimice esplosiva, che impattando contro lo Zeus-Tob di Calvin Bias gli aveva portato via entrambe le gambe meccatroniche, lasciandolo fluttuare nel vuoto, inerme e in balia ai nemici. L’Arte-Tob di Neron Quesar aveva tentato di prestargli soccorso, ma due cimici-lama-rotante gli avevano tranciato entrambe le braccia, scagliandole nel sempre più tenue fuoco amico del Muraglia-Tob, stanziato dietro di loro a estrema stremata difesa del Varco per la Terra.

– Ragazzi, state bene?! – chiese Huǒ Zhǐ dal Muraglia vedendo gli ultimi suoi compagni assaliti da cimici e cimiciccione. Ma non ricevette risposta. – Qua le bombarde di fuoco Stellare si stanno spegnendo una dopo l’altra, ma fate con calma, non c’è fretta!

– Quante te ne restano? – le chiese il generalissimo Mind Secret dall’astronave madre Matron dietro di lei.

– Seicento su mille. No, calma calma, volevo dire sei. Cinque.

(Continua…)

L’Episodio XLIV di Alan Scuro – Proprio per niente – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 08-12-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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