Alan Scuro – Episodio XXIV – Crocifissione Nell’Oscurità

(Nell’episodio precedente, Aiello Lightbeam ha sconfitto un nemico dell’umanità per conto di Rito Satanico, il gatto nero a bande arancioni della bella Lira. Tuttavia, per riuscire nell’impresa, ha quasi dato fuoco alla casa. Ora, mentre il suo doppio fosforescente si trova al piano superiore, in veste di pompiere, il Prestabilito americano, per non destare sospetti, sta raccontando a Lira la storia della sua chiamata alle armi, nonché quella del suo amore spaghettificato. Ecco gli appunti della figlia di Alan Scuro…)

Durante il tragitto dall’orfanotrofio Lightbeam di Boston a chissà dove, il furgoncino passò di fianco a un colle con tre croci nere. Nel cielo imperava il color del sangue.

Su quella centrale, crocifisso e con un corvo che ne beccava i bulbi oculari, c’era Scammort. Il suo tricorno da viaggio, nonostante lo sguardo martoriato del prete fosse rivolto alla terra, gli stava perfettamente sulla nuca. Dopo la morte, qualche buon mascellone doveva averglielo rimesso sul capo, per la pietà estrema che la morte regala anche al peggiore degli empi.

– Sempre rapidissimi voi Secret, – disse Immanuel a Tod, – non ci è nemmeno arrivato dal vescovo.

– L’idea delle croci è stata di Alan Scuro, – disse Tod Secret fissando la strada. – Non preoccuparti, il vecchio pilota del Remo-Tod ha pensato a tutti; sarà lo stesso vescovo a venire al fianco del suo sottoposto. E, se ci scappa, anche il papa.

– Ma cosa gli avete fatto? Perché? – chiese suor Mary in tono sconvolto.

– Lo abbiamo fermato, – disse Immanuel scartando un cioccolatino, – grazie ad Aiello,, abbiamo trovato dei pessimi salmi sul suo computer. E raccolte ben tre testimonianze, anche se già una sola ci sarebbe bastata, lo abbiamo appeso a marcire. Le croci sono opera del reparto falegnameria dei Secret. Bravi ragazzi quelli, tutti lavoro, sudore e segatura. Tod li ha aiutati a issarle, vero Tod?

Tod fece cenno di sì continuando a guidare.

– E la Giustizia? Voi Prestabiliti non potete fare sempre così! – esclamò suor Mary. Per quanto familiare, era infastidita da quella sanguinante scena di morte; anche se lo sarebbe stata maggiormente se, all’orfanotrofio, le avessero rubato il suo sacro parcheggio.

– Molte altre croci verranno erette, – disse Tod Secret, – e chiunque abbia chiuso un occhio su Scammort, ora li chiuderà entrambi. Questa è la volontà di Alan Scuro, questa è la volontà della Chimichanga Dam.

Aiello non sembrava turbato. Seppur il metodo scelto fosse piuttosto scenografico, non riusciva a biasimarli. A causa di Scammort, aveva asciugato fin troppe lacrime in quel vicolo umido d’amore. Quell’uomo in tonaca doveva pagare per i suoi peccati.

Il camioncino dei gelati rallentò bruscamente, fino ad arrestare la sua corsa nei pressi di un piccolo spazio verde non curato. Due alberelli scheletrici lì lì per seccarsi vi sembravano implorare pietà.

Il cono con tre gusti sul tettuccio ondeggiò cigolando.

Era il terreno di una residenza con tanto di rimessa, situata sulla collinetta poco più in là. Incorniciata dai pietosi alberelli, faceva capolino una casa color prugna, a due piani, come tante se ne vedevano nella periferia bostoniana. Aveva le finestre incorniciate di bianco e, se non fosse stato per un bovindo americaneggiante dello stesso colore, poteva assomigliare a una baita montana. D’inverno il peso della neve era eccessivo e quel tetto spiovente aiutava le travi portanti a sopportarlo.

– Siamo arrivati, Aiello. Questa è casa mia, – riferì suo padre, – usa il bagno, fra poco si riparte.

Con suor Mary Firecross accanto e Immanuel Lightbeam, poco più avanti, col cappotto di cammello sulle spalle, Aiello superò gli alberelli e percorse il viale che portava alla veranda, anch’essa bianca come le cornici delle finestre e il bovindo. Tod Secret, appena sinceratosi che i tre erano entrati in casa, riaccese la musichetta e ripartì. Il cono posticcio sul tettuccio oscillò nuovamente, come a salutarli.

Non credo che, anche accendendo la melodia, – disse Aiello osservando l’esterno, – quell’energumeno potrà mai farsi passare per un vero uomo dei gelati. Non so se è per la mascella enorme che si ritrova, per gli occhiali da sole, per l’auricolare o per quell’abito da 007. Ma si vede che è uno 007. Semplice.

Non ottenendo nessun commento, né dal rettore del MIT, alle prese con delle carte con sulla copertina uno sfortunato alieno ciclopico, né dalla suora, affaccendata in cucina, Aiello inizialmente venne pervaso da un senso di abbandono. Solo poi comprese di aver parlato per sfuggire al disagio, dovuto proprio al non sentirsi più solo. Quella, per quanto stravagante, era la sua famiglia.

– Usa il bagno, Aiello – ribadì il padre.

– Non mi scappa.

– Peggio per te.

– Mangia qualcosa – disse la madre, porgendogli pane e burro di noccioline.

– Grazie, suor Mary.

– Ma poi usa il bagno – disse anche lei.

– Non mi scappa!

– Tu provaci. Tieni, dell’altro succo.

Perché i due pensavano solo alla sua pipì? Si chiedeva Aiello. Chi era Alan Scuro. E i Prestabiliti? Perché erano al di sopra della legge, tanto da poter far crocefiggere un uomo, e perché da loro dipendeva il destino della Terra. E i loro nemici, chi erano? Dove lo avrebbero spedito, ma soprattutto, perché in quel posto non c’era un bagno!

IN REVISIONE

Mentre mangiava e beveva con nervosismo il suo primo pasto in famiglia, Aiello si poneva queste e molte altre domande, spaventato, curioso, felice, sazio.

A un tratto la magnifica intelligenza di Aiello, insieme ai sei bicchieri di succo arancione che sua madre suor Mary gli aveva versato uno dopo l’altro da una tanica in plastica simile a quella dei detersivi, lo portò a convincersi che in fondo un po’ di pipì doveva farla, se non altro per sicurezza. Ma era troppo tardi, Immanuel Lightbeam si era alzato in piedi ed aveva esclamato: – Devi partire, ora.

– Ma si è bevuto non so quanto succo! Gliene ho dato tanto apposta per fargli fare pipì.

– Ho fatto i calcoli, il Biblio-Tob orbiterà sopra a Boston fra poco e il mio UFO-pentola è senza carburante dato che sono appena tornato, Mary. Peggio per lui.

– UFO-cosa? Chiese Aiello.

Presto i tre furono alla rimessa a fianco alla casa. Nel cielo notturno, nuvoloni neri scintillavano tonanti.

– Bene, il temporale coprirà l’accelerazione ultrasonica – disse Immanuel.

– L’accelerazione ultrasonica di cosa?

– Dell’UFO-cosa.

Immanuel Lightbeam spalancò la rimessa e tirò via un telo color trifoglio da sopra un grosso oggetto discoidale. Al di sotto, un piccolo UFO nero scintillò dell’azzurro dei lampi.

– Ma sembra un wok… col coperchio ma senza manici! – esclamò Aiello entusiasta. Il suo animo assopito da scienziato si stava risvegliando.

– Sali.

– Oh, figlio mio, fai attenzione! – urlò suor Mary. – Tieni questo. La suora diede un fagotto al figlio e lo abbracciò dolcemente. – Sali.

– Ma anche tu ti ci metti, suor Mary?

– Mamma…

– Mamma. Capisco lui che è un folle che crocifigge le persone e ha un UFO-wok nella rimessa. Ma tu! Tu sei normale!

– Io, figlio mio, sono stata in un luogo che mai mi renderà possibile l’essere normale. Sull’altare con tuo padre.

– Ma ti sembra il momento di scherzare!

– Non sto scherzando. Sali.

– Il tempo stringe, abbiamo dieci secondi, nemmeno.

Immanuel Lightbeam si tolse il cappotto di cammello e lo mise sulle spalle del figlio. Poi diede due colpetti all’UFO-pentola, nel quale risuonò il vuoto. Ad Aiello non sembrò per nulla un veicolo resistente. E non aveva tutti i torti.

Un portellone, anziché aprirsi lentamente come nei film, cadde difatti giù di botto, e l’intera struttura cigolò come la molla a sostegno del cono in gomma sul furgoncino.

– Ma come fa a volare?! Dove sarebbe il motore?! – chiese Aiello mentre Immanuel lo spingeva dentro e la suora si asciugava il viso col velo, che si era appena tolta scoprendo i lunghi capelli contro il volere del Cielo Oscuro.

– Sta tranquillo, – gli disse Immanuel, sbattendogli il portellone sul viso in cerca di conforto, – volerà. D’ora in poi quasi tutta la tua vita sarà un volo, figlio mio.

Aiello iniziò a sbattere coi pugni contro la finissima fusoliera nera dell’UFO-pentola, come uno che si trovi all’interno di un sommergibile alla deriva e senza più aria da respirare.

– Aiuto! Fatemi uscire! Mamma! Mamma!

Il portellone si riaprì e Aiello pensò che il padre avesse ascoltato le sue suppliche. Ma non era così.

Il ragazzo fu respinto dentro al veicolo dove cadde a sedere, era vuoto!

– Dimenticavo, Aiello. La tua spada, non perderla.

Immanuel Lightbeam lanciò accanto al ragazzo la Spada di Occamo e richiuse: – Portalo al Biblioteca di Alessandria-Tob.

Poi, ogni cosa intorno ad Aiello divenne verde acido, e un pungente odore di coriandolo, commisto a un viscoso intruglio fosforescente, si “singolarizzò” nell’abitacolo, avvolgendo completamente il nuovo Predestinato.

(Continua…)

L’Episodio XXV di Alan Scuro – Boato Cosmico – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 07-07-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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