Aiello stava sul divano, come sempre da quando era arrivato a Monsampietro Mollico, anche se non era più il divano nuovo di Alan Scuro. Sul volto era pieno di graffi provocati dall’ira straziante di Rito Satanico, il gattino di Lira.
Si era salvato dalla morte esclusivamente perché una cimice verde quanto fuori stagione, era sbucata dalla finestra senza zanzariere attraendo su di sé le attenzioni del felino.
Il gatto si era staccato dalla faccia di Aiello ed era balzato sul pavimento, puntando con lo sguardo automaticamente in ogni dove sentisse il ronzare da eterottero del nefasto insetto.
Ma per quanto il magnifico Rito Satanico fosse veloce, l’errabonda cimice sapeva volare.
Se la sentiva passare beffarda sulle vibrissa e subito sfuggirgli in rapido volo. Così la cimice andava a sbattere con tonfi sgraziati sulla parete, sulla catasta dei cartoni della pizza e, quando incitata dal nugolo di moscerini dei piatti nel quale spesso e volentieri finiva a vorticare, si lanciava a piena potenza contro il lampadario, in un colossale impatto che tuttavia mai le era fatale.
Lassù sul soffitto la cimice restava poi a lungo, desiderata e irraggiungibile, volando a spirale e urtando di tanto in tanto contro la luce. Almeno fin quando Rito Satanico non si stancava.
Quando infatti il gatto “gettava il gomitolo” e tornava a fissare Aiello come a dire ora tocca di nuovo a te, la cimice verde, come una ragazza che non si senta più desiderata, riprendeva a infastidire il gatto con un nuovo attacco discendente alle sue lunghe vibrissa, così da ricevere nuove attenzioni. Come per esistergli. Per esistere, cosicché Aiello poteva abbassare nuovamente il cuscino col quale aveva ripreso a farsi scudo.
– Gatto, abbiamo lo stesso nemico. Dovremmo coalizzarci, non farci la guerra. Semplice.
– Mao… – rispose il gatto alzando impotente la zampetta verso il soffitto con occhi arancioni esasperati.
Così Aiello decise di aiutare il suo aguzzino e afferrata la Spada di Occamo la puntò verso il nemico verdeggiante.
– Ti piace sbattere contro la luce, eh?! Del resto è per questo che dal vostro pianeta puntate tutte al Varco per la Terra.
La cimice sbatté di nuovo contro il soffitto.
– Voi piccoli esemplari riuscite a passare solo a ottobre, quando torniamo sulla Terra. Eppure l’ho visto, sai, quante ne siete ancora oggi. Vi state approfittando perché non sono tornato?!
La cimice andò a sbattere contro un irroratore di profumo rosa senza batterie che stava sulla credenza, poi attaccò nuovamente Rito Satanico.
– Lascia stare il gatto! Puttana!
Il gatto strinse le iridi e indietreggiò, tanta fu abbacinante il fascio di luce che dalla spada venne rilasciato. La cimice scomparve così dalla stanza e dalla storia.
– E pensa che questa spada è solo la chiave per accendere il mio Faro-Tob, il robottone con cui vi do la caccia! Te lo ricordi?
– Con chi stai parlando? – si sentì dal bagno, dove la doccia aveva appena smesso di scrosciare.
– Col gatto! Siamo amici ormai!
– Mao!
Non aveva urlato del tutto una bugia. Rito Satanico, seppur ancora con iridi come spilli, era entusiasta per la scomparsa della cimice, tanto che si era messo a strusciare e a fare le feste intorno alle gambe di Aiello. Ma il sodalizio fra i due durò poco.
Non appena Lira entrò nella stanza, questa volta con due asciugamani, uno corto intorno al corpo acerbo e uno lungo sulla testa ad avvolgerle i capelli scuri, Rito Satanico, forse per difendere la sua credibilità di gatto da guardia, drizzò di nuovo il pelo rosseggiante e soffiando mostrò i canini, artigliando poi Aiello sulla caviglia.
– Bastardo! – disse il pilota scrollandoselo di dosso.
– Aiello, non trattarlo male! – lo redarguì Lira buttandosi pulita sul divano sporco, e richiamando a sé il gatto con un – Mi, mi, mi. Vieni qui!
Il gatto si staccò dal pilota di robottoni, e ruffiano balzò sull’asciugamano che Lira aveva portato per lui appositamente in tensione, tenendo le gambe allargate. – Mao!
– Dai, parlami di quella ragazza che mi assomiglia.
– Beh, non ti assomiglia proprio tanto… Sceso dall’UFO-pentola ero ubriaco e…
– Dai dai!
– Stavamo in quel furgoncino dei gelati, io, mamma e papà… E Tod Secret.
– Mao! Frrr.
– Aspetta che prendo appunti.
Di nuovi appunti di Lira su Aiello Lightbeam
Aiello Lightbeam, ancora sedicenne, stava sul davanti del furgoncino dei gelati guidato da Tod Secret. Stava stretto fra suor Mary Firecross e Immanuel Lightbeam, poco dopo l’aver scoperto che quelle due figure che aveva sempre ritenuto agli antipodi, perché per lui personificazioni di fede e scienza, erano in realtà i suoi genitori.
Per la larga strada il furgoncino bianco correva lento via dall’orfanotrofio dove Aiello era cresciuto, allontanandosi al suono del vecchio motore commisto alla musichetta da carillon, classica di quei furgoncini tipicamente americani.
Era strano come ascoltando quella canzoncina che gli aveva scandito l’infanzia, perché il gelataio Zio Elvis era andato all’orfanotrofio di Boston tutti i mercoledì, ora Aiello, dalla sua infanzia si stava allontanando per sempre, e più di chiunque altro. Fino, a raggiungere il cosmo.
(Continua nell’Episodio XXIV)
[Ma non è finita…]
Alan Scuro invece, nel mentre la figlia stava prendendo appunti, stava gattoni sul pavimento con la testa bassa e il culo alto, cercando senza pace un pezzo del robottino, di plastica rossa trasparente. Le delicatissime – e rarissime – fiamme del cimiero.
– Merda, se mi muovo e le schiaccio… Rischio di romperle! Ma… Dio Cosmonauta, che male alle palle!
Se normalmente i pantaloni da astronauta gli stringevano lì, in quella posizione erano letteralmente diventati una morsa. Alan Scuro era spacciato.
(Continua nell’Episodio XXIX)
L’Episodio XXIV di Alan Scuro – Crocifissione Nell’Oscurità – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 30-06-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)
