Alan Scuro – Episodio XXIII – Lira in asciugamano II

(Nell’episodio precedente, Alan Scuro ha respinto i due Secret, Rob e Sam, giunti a Monsampietro Mollico per recuperare il Prestabilito americano e, visto che c’erano, per iniziare Lira all’addestramento da Prestabilita italiana. Aiello Lightbeam, di conseguenza, su minaccioso ordine dello stesso Alan Scuro, si è rifugiato a casa di Lira, per proteggerla dall’arruolamento e per far calmare le acque verde acido, agitate dalla corrente sotterranea della Chimichanga Dam. Tuttavia, le insidie in quella disastrata dimora erano altre. Altre, e decisamente pelose…)

Aiello meditava sul divano, come sempre da quando era arrivato a Monsampietro Mollico. Non era più il divano immacolato di Alan Scuro, bensì quello sudicio di sua figlia Lira, di là intenta a canticchiare sguaiatamente una canzone rock sotto lo scrosciare rilassante di una lunga doccia calda. Un tiepido vapore alla pesca aveva invaso il soggiorno, finalmente contrastando la puzza del lavandino, stracolmo di piatti sporchi.

La porta del bagno dev’essere aperta. Questo pensò Aiello, con sul viso profonde incisioni parallele, scavate dalla furia del gattino di casa, Rito Satanico.

Aiello si era salvato dal linciaggio, ma solo perché una cimice, tanto verde quanto fuori stagione, era sbucata dalla finestra senza zanzariere e aveva attratto su di sé le predatorie attenzioni dell’infernale felino di casa a bande arancioni. Difatti, non appena i sensi acuti di Rito ebbero intravisto l’eterottero fare irruzione in soggiorno col fragore di un elicottero, lo avevano convinto a staccarsi dalla faccia del malcapitato americano, per balzare elegantemente sul pavimento appiccicoso. Il nuovo bersaglio volante, muovendosi su tre assi, era sembrato a Rito una preda più interessante dell’eroe americano.

Rito Satanico aveva puntato la nuova preda con lo sguardo, seguendola ovunque essa andasse a sbattere. Tuttavia, per quanto il magnifico gattone fosse portato nel ritrovare subito l’entusiasmo dopo un balzo fallimentare, quando dopo l’ennesimo andò a sbattere col nasino roseo contro uno spigolo del tavolo, decise di rinunciare per sempre all’impresa. Ora stava sconfitto in un angolo della stanza, a giocherellare tristemente col suo gomitolo di polvere preferito.

Ma la cimice, sentendosi dimenticata, tornò a tormentarlo, come quelle persone che, per sentirsi esistere, devono rendere invivibile l’altrui esistenza.

Il gatto a bande arancioni era stretto nell’angolo dai vessatori attacchi aerei. Se la sentiva passare beffarda sulle vibrissa e subito sfuggirgli in rapido volo. Così la cimice andava a sbattere con tonfi sgraziati sulla parete, sulla catasta dei cartoni della pizza e, incitata dal nugolo di moscerini dei piatti tra i quali andava ad esaltarsi, si lanciava a piena potenza contro il lampadario, in un disumano impatto sordo.

Lassù sul soffitto la cimice restava poi a lungo a volteggiare intorno alla sua nuova stella artificiale, con furia irraggiungibile. Aiello la vedeva planare di nuovo sul felino solo quando questo, già abbattuto, cercava di negarne l’esistenza, tornando a zampettare col gomitolo.

– Gatto, abbiamo lo stesso nemico. Dovremmo coalizzarci, non fare la guerra. Semplice.

– Mao – miagolò Rito, alzando impotente gli occhi arancioni al soffitto, dopo l’ennesimo esasperante attacco ricevuto.

Così Aiello decise di aiutare il suo aguzzino e, brandita la Spada di Occamo, la puntò contro al verdeggiante nemico in comune.

– Ti piace sbattere contro la luce, eh?! – disse beffardo. – Del resto è per questo che dal vostro pianeta puntate tutte al Varco per la Terra, non è vero?

La cimice, tornata in quota, si lanciò di nuovo contro il lampadario in un colossale impatto, come a rispondere, non mi fai paura.

– Voi piccoli esemplari riuscite a passare solo a ottobre, quando noi Prestabiliti torniamo sulla Terra. Le bocche di Fuoco Stellare del Muraglia-Tob vi decimano, ma non bastando a eliminarvi tutte. Eppure l’ho notato, sai, quante ne siete ancora oggi. Ed è anche colpa mia se quest’anno, in primavera, ancora siete in giro a far danni. Semplice.

La cimice andò a sbattere contro un irroratore di profumo senza batterie. Poi, fingendo di non aver sentito le intimidazioni di Aiello Lightbeam, attaccò nuovamente Rito Satanico. Esausto, il gatto si rovesciò a pancia in sopra per fingersi morto. Fu allora che Aiello, ricordando quando la Regina di quegli esseri immondi uccise Didamante, non ci vide più: – Lascia stare il gatto, cimiciccina, orribile essere maleodorante!

Il Prestabilito americano non fu l’unico in quella stanza a non vederci più. Per via dell’incredibile fascio di fotoni pressurizzati fuoriuscito dalla Spada di Occamo, anche gli occhi del gattone abbattuto, dopo essersi fatti spilli, si serrarono con forza.

Quando poi Rito li riaprì, la cimice era sparita nel nulla e da un buco sul soffitto, che attraversava il piano superiore e il tetto, era ora possibile scorgere qualche stella.

– E pensa, Rito, che questa spada è solo la chiave per accendere il mio Faro-Tob, il robottone con cui do la caccia a quei fastidiosissimi insetti. Con quello, posso bucare il carapace di una Cimiciccionissima come fosse burro.

– Mao.

Aiello vide che il buco sul soffitto iniziava a fare fumo. Nelle vecchie case di campagna marchigiane, era normale trovare possenti travi di legno a sostegno dei tetti. Un po’ meno nermale, era che queste fossero chiamate a resistere dall’incendiarsi, dopo un raggio di fotoni sparato da una spada spaziale le avesse investite a piena potenza.

– Con chi stai parlando? – si sentì dal bagno. La doccia aveva appena smesso di scrosciare insieme alla musica.

– Col gatto, Siamo amici ormai!

– Mao!

Non aveva urlato del tutto una bugia. Rito Satanico era entusiasta per la scomparsa della cimice, tanto che, per gratitudine, aveva preso a strusciare il pelo nero a bande arancioni sulle gambe di Aiello, emanando profonde fusa di affetto.

Tuttavia Aiello era preoccupato. Dal fumo in soffitta divampò un incendio che in breve avvolse i piani superiori. Quindi brandì nuovamente l’elsa della sua spada e la puntò di nuovo contro le fiamme.

Un raggio appiccicoso di luce verde ne fuoriuscì di getto, tappando prima i buchi in soffitta e, subito dopo, quello sul pavimento del primo piano. Lentamente, la materia verdognola prese a sistemare i propri atomi virtuali, disponendoli in modo da ricalcare i materiali che il precedente raggio fotonico aveva annientato. Infine, dal corpo di Aiello, si fuoriuscì il suo doppio nudo. Incitato dalla sua origine, l’essere fosforescente corse di sopra a controllare che non vi fossero ancora fiamme libere da smorzare.

Per fortuna, il bagno si trovava alla destra del corridoio, mentre le scale sulla sinistra. Tuttavia, l’essere di Numero Cim, comparendo all’improvviso dal corpo del Prestabilito americano come un fantasma da una parete, fece drizzare nuovamente i peli a bande arancioni a Rito Satanico, il quale, per lo spavento, si arrampicò furiosamente sulla gamba di Aiello, fino a tornare ad aggrapparglisi alla testa ad artigli sguainati.

– Sembrate proprio aver fatto amicizia.

Il gatto si staccò dal pilota di robottoni e, ruffiano, balzò sull’asciugamano che Lira, sedendosi sul divano, aveva teso allargando le ginocchia bianche. – Mao.

I capelli neri, ancora bagnati, sbucavano dal turbante che la ragazza vi aveva avvolto intorno, scendendole in rare ciocche sulle piccole spalle.

– Dai, parlami di quella ragazza che mi assomigliava.

– Non mi va, Lira – disse Aiello asciugandosi il sangue dietro al collo con la manica di cammello. – Se te ha parlato Alan Scuro, sai già quanto male mi faccia ricordare il tempo passato con lei.

– Va bene, capisco. Senti, Aiello, cos’è quella macchia verde che si muove sul soffitto. Ma soprattutto, da dove viene questa puzza di bruciato?!

– Te ne parlo, ho capito.

– Quando sei sceso dall’UFO-Pentola, mi hai detto che lei mi assomigliava.

– Sceso dall’UFO-pentola ero ubriaco.

– Mh, sarà.

– Allora. Prima di incontrarla, stavamo in quel furgoncino dei gelati, io, mamma, papà… e Tod Secret.

– Mao, Frrr…

– Aspetta, Aiello, prendo appunti.

I nuovi appunti di Lira su Aiello Lightbeam

Aiello Lightbeam, ancora sedicenne, stava sul davanti del furgoncino dei gelati guidato da Tod Secret. Stava stretto fra suor Mary Firecross e Immanuel Lightbeam, poco dopo l’aver scoperto che quelle due figure che aveva sempre ritenuto agli antipodi, perché per lui personificazioni di fede e scienza, erano in realtà i suoi genitori.

Per la larga strada di Boston, il furgoncino bianco correva lento via dall’orfanotrofio dove Aiello era cresciuto. Si allontanava per sempre dal suo passato, al fracasso del vecchio motore scassato, commisto alla dolce musichetta da carillon emanata dall’autoparlante.

Era strano come, ascoltando quella canzoncina che gli aveva scandito l’infanzia, ora Aiello, dalla sua infanzia, si stava allontanando per sempre, e più di chiunque altro.

(Continua nell’Episodio XXIV)

[Ma non è finita…]

Alan Scuro, nel mentre che la figlia stava prendendo appunti, mezza nuda e con il giovane Prestabilito americano seduto accanto, si trovava gattoni sul pavimento della sua casa, con la testa bassa e il culo alto. Cercava, senza trovare pace, un pezzo del robottino da collezione in scala 1:144 del Remo-Tob, di plastica rossa e trasparente, caduto nell’alterco avvenuto prima della messa in fuga dei Secret: le delicatissime – e rarissime – fiamme infuocate del cimiero nero.

– Merda, se mi muovo e le schiaccio, rischio di romperle. Ma, Dio Cosmonauta, se non mi sposto saranno le mie palle a rompersi!

Se normalmente i pantaloni da astronauta gli stringevano il pacco, in quella posizione canina erano letteralmente diventati una morsa.

I coglioni di Alan scuro erano in pericolo.

(Continua nell’Episodio XXIX)

L’Episodio XXIV di Alan Scuro – Crocifissione Nell’Oscurità – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 30-06-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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