Alan Scuro – Episodio XXII – Lira in asciugamano

(Nell’episodio precedente, abbiamo scoperto cosa avvenne quando il giovane Alan Scuro scoprì che il suo migliore amico Didamante si era trovato una donna. Era finita a botte, di pelle e d’acciaio. Ma torniamo a tempi più recenti. Lira e Aiello Lightbeam stavano ancora scappando per i notturni campi di pomodori, diretti alla residenza dove la piccola giornalista viveva sola. Chissà se il non più giovanissimo Alan scuro riuscirà a proteggerli dai caparbi mascelloni in occhiali da sole, giunti a Monsampietro Mollico per acciuffarli e spedirli ai confini dell’universo…)

Il manto della notte scivolava veloce sull’affanno dei due ragazzi.

Aiello e Lira correvano per campi verso la casa della piccola giornalista, mentre dai sinistri mezzi da strada della Chimichanga Dam erano scesi due seriosi agenti segreti. Rob Secret, l’agente che aveva preso il posto di Zia Elvira, e Sam Secret, il suo stagista alle prime armi, letteralmente. I due omaccioni erano giunti a Monsampietro Mollico per arrestare il pilota del Faro-Tob Aiello Lightbeam, e rispedirlo, con un razzo infilato nel suo adorabile di dietro a stelle e strisce, a combattere nel Cosmo di Nessuno la loro battaglia. La lotta per la difesa terrestre dalle cimici non ammetteva disertori tra i sette Prestabiliti.

Visto che c’erano, i due 007 in smoking verde acido si erano prefissi anche di sollecitare Alan Scuro perché iniziasse al più presto l’addestramento da Prestabilita di sua figlia Lira. Tutto si poteva dire dei Secret, tranne che non fossero coraggiosi, quasi a sfiorare il vertiginoso limite dell’incoscienza.

Lira correva tra i notturni alberi di pesanti arance, i quali, colpiti della sua torcia, risplendevano per penduli attimi e subito sembravano precipitare, come ammassi di soli senza più gravità a sostenerne le orbite. Il destino stellare, al quale alla nascita la giovane giornalista era stata promessa in sposa dalla Chimichanga Dam, nascosto l’attendeva oltre quell’esotico frutteto. Correva Lira, e si voltò solamente quando sentì il frusciare vicino del cappotto di cammello dell’altro fuggiasco. Inoltre, Lira nell’affanno della concitazione aveva intravisto una luce verde fosforescente illuminarle, via via sempre più forte, la stradicciola sterrata davanti a lei. Si voltò dunque con in volto un rassicurato sorriso, felice che quell’eroe dallo sguardo che sapeva fiero e rivolto in avanti all’amore perduto, sarebbe andato a stare a casa sua.

Nessuno si sarebbe mai aspettato, dunque, che Lira, voltandosi quel bel tipo, per lo spavento tirasse un urlo e si gettasse sul monticciolo di zolle erbose al lato della strada, sporcandosi tutto il bel vestitino. Eppure fu ciò che accadde.

Colui che l’aveva raggiunta non era Aiello Lightbeam, bensì un suo doppelgänger di cortesia verde fosforescente e nudo, inviatole di corsa dal Prestabilito rimasto indietro, per scortarla. Quando poi l’essere di Numero Cim, spaventato dall’altrui spavento come un animale selvatico, per rimediare le tese affabilmente la mano per aiutarla a rialzarsi, ricevette in cambio solo altre grida spaventate. Quindi indietreggiò per non peggiorare la situazione e i lineamenti luminosi del suo volto simularono il malinconico sorriso di chi, pur essendo di interiore bell’aspetto, sa benissimo di essere percepito come un mostro ogniqualvolta si affaccia sul mondo.

Aiello raggiunse quella triste scena un attimo dopo. Per illuminarsi la via brandiva la sua Spada di Occamo, ma in modalità risparmio energetico. Notando che il suo sosia verde fosforescente si era accovacciato sotto a un arancio come avrebbe fatto un cane bastonato, lo richiamò a sé, e l’Essere-non-essere venne di nuovo a combaciare con lui. Lira, comprendendo della situazione solo che erano ancora inseguiti, si tirò su dal cespuglio che l’aveva intrappolata, e i due, senza parlarsi se non con lo sguardo, levarono nuovamente le gambe nella notte.

Non c’era tempo per le spiegazioni o i due agenti segreti li avrebbero raggiunti. Tuttavia Aiello, pensando di essere divenuto a suo modo l’ennesima fonte di spavento per l’ignara ragazzina, respirando a pieni polmoni l’aria notturna che nei campi di collina sa essere gelida anche in primavera, tentò lo stesso di rassicurarla: – Non devi avere paura del Numero Cim, lui… lui si chiama così… ed è il mio pensiero che resiste quando ne annullo ogni altro. Lui sono io che resisto al dimenticatoio della disperazione nel quale ogni umana informazione è destinata.

Rob e Sam Secret, intanto, stavano varcando la proprietà privata dell’ex Prestabilito italiano. Ma non appena presero per il breve vialetto dell’incolto giardino, la porta si spalancò.

Alan Scuro era incazzato nero, in grossa parte per il destino di Lira, in minima per quello di Aiello e con la parte sotto della tuta, metallizzata a bande rosse, che sempre di più gli costringeva le indicibili sfericità che, fino a poco tempo prima, facevano di un erede dei sette un Prestabilito.

– Andate via.

– Alan Scuro, Aiello deve tornare a combattere.

– Non so dove sia quel testa di cazzo.

– Inoltre Lira…

– Non ripeterei il nome di mia figlia un’altra volta, se davvero tenete ai vostri mascelloni.

Siccome Rob conosceva bene i modi di Alan Scuro, aveva fin lì lasciato al suo sacrificabile stagista l’onere di parlare.

– Ma Lira è una Prestabilita! – disse Sam tremando.

Come predetto dal navigato Rob, in un attimo Alan Scuro estrasse dai pantaloni da pilota la sua arma tutta colorata e senza più ventose, facendo saltare in aria il primo dei due furgoni. Sam fu salvo per miracolo: – Rob, dove la teneva quella?!

– Ci sono luoghi nell’universo che è meglio non conoscere, giovane Sam – gli disse il superiore ripulendogli la giacca verde dalle schegge d’incendio che li avevano investiti.

– Alan Scuro, – lo richiamò questa volta Rob che non voleva farsela a piedi, – almeno consegnaci Aiello, è essenziale per aggiustare il Rodi-Tob. Per Lira c’è tempo fino a luglio prima che debba prendere il tuo posto, quindi…

Lira e Aiello, giunti alla casa della ragazzina e dopo un primo scoppio verde acido, ne sentirono brillare un altro identico. Entrati di soprassalto, da una finestra senza zanzariere dove si appostarono a luci spente a osservare la strada, videro poi Rob e Sam sfrecciare a piedi per la scoscesa via di sampietrini, incerti per via dello spavento e delle scarpe di suola dura. L’espressione dei due mascelloni, seppur mascherata dagli occhiali da sole, era quella della sconfitta.

– Grazie per l’ospitalità, Lira. Ora che i Secret se ne sono andati, possiamo riaccendere le luci.

– Ok…

Col fiuto, Aiello al buio qualcosa di marcio l’aveva subodorato, ma con la luce accesa la situazione di quella casa gli apparve per il putrido disastro che era. Nulla di paragonabile all’immacolato orfanotrofio gestito dalle suore dov’era cresciuto.

C’era una pila di piatti marcescenti da lavare con sopra aleggiante uno nugolo di moscerini, mentre sul divano imperava un ammasso di vestiti appallottolati. Sul tavolo oleoso c’erano lattine e lattine di Poca Cola aperte, cartacce varie e un grattacielo di scatole su scatole di pizza, accatastate una sull’altra nel posto dov’era l’unica sedia.

Al ragazzo più sveglio del MIT e poi dell’universo conosciuto, non fu difficile ricostruire, nel tempo in cui Lira si sfilò gli scarponi neri e infangati lanciandoli sul pavimento, lo storico degli ultimi pasti della ragazza.

Per giorni aveva usato tutti i piatti e le pentole per cucinarsi i pasti. Poi, visto che la voglia di sistemare non c’era, Lira aveva iniziato a ordinare una pizza al giorno, impilandole una sull’altra finché, la sua breve altezza, le aveva permesso di mangiare senza nemmeno dover scansare il cartone del giorno prima. Inoltre, constatata l’altezza del grattacielo, il Prestabilito americano non accantonò l’idea che le ultime due o tre Lira le avesse mangiate stando in piedi sulla sedia.

– Mettiti comodo, Aiello. Fai come se fossi a casa tua. Cioè, volevo dire, all’orfanotrofio… Io vado a fare una doccia. Dopo mi racconti di nuovo di quella ragazza che m’assomigliava, la Ragazza dei libri sospesi nel cielo?

– Tu come fai a sapere di lei, te ne ha parlato Alan Scuro?!

– Sì, lo sto intervistando per la scuola. E se non lo faccio mi bocciano. Vado. Ah, se ti serve usare il bagno puoi entrare, tanto nella doccia non si vede.

– Va bene, grazie. Ma non ne sento il bisogno.

– Come vuoi…

A piedi scalzi sul pavimento sporco, Lira andò verso il bagno. Non appena scomparve nel corridoio, Aiello vide volare attraverso la porta il vestito bianco che la figlia di Alan Scuro aveva indossato fino a un attimo prima.

– Allora, allora… Mi metto comodo… – pensò Aiello ad alta voce.

Aiello infilò la Spada di Occamo nel portaombrelli vuoto. Poi guardò il vestito sul pavimento e, fischiettando come se qualcuno lo stesse giudicando, si avvicinò al divano. Titubò qualche istante, ma poi abbracciò l’ammasso di vestiti per spostarlo sulla sedia e mettersi comodo.

Sporchi o puliti, – pensò questa volta in silenzio, – alla fine sono i suoi. Cosa vuoi che sia.

Mentre teneva stretto il variopinto fagotto, notando suo malgrado che di tutto odoravano fuorché di pulito, Aiello fu scosso da un pungente assolo di chitarra elettrica proveniente dal bagno. Lira, prima di lavarsi, aveva acceso la musica e allagato di chiasso la casa. Per lo spavento, il pilota del Faro-Tob lanciò in aria l’intero fagotto, dai quali, soffiando inferocito come il Battle-cat di He Man, saltò fuori un gattone nero a bande arancioni, che, per l’offesa, gli si artigliò alla faccia.

– Ah, dimenticavo, Aiello… – si sentì dalla porta del corridoio, da dove Lira, lasciata la doccia a metà, era comparsa con solo un piccolo asciugamano ad avvolgerle il corpo. – Fai attenzione a… Rito Satanico, Il mio gattino.

– Sì! – mugugnò Aiello. – Ci sto già facendo già amicizia.

(Continua…)

L’Episodio XXIII di Alan Scuro – Lira in asciugamano II – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 23-06-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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