Alan Scuro – Episodio XXII – Lira in asciugamano

Mentre Aiello e Lira correvano per campi verso la casa della ragazzina, dai criptici mezzi da terra della Chimichanga Dam scesero Rob Secret, l’agente che aveva sostituito Zia Elvira, e Sam Secret, il suo stagista, giunti a Monsampietro Mollico per recuperare il pilota del Faro-Tob, Aiello Lightbeam.

Visto che c’erano, i due agenti si erano prefissi anche di sollecitare Alan Scuro perché iniziasse l’addestramento da Predestinata di sua figlia Lira, la quale, mentre nella notte correva fra i papaveri e i ciliegi in fiore, era ancora inconsapevole del proprio stellare destino.

Tuttavia non appena scesero dai furgoni verde acido, Rob e Sam si trovarono davanti un Alan Scuro incazzato come una iena, forse per la tutina che gli costringeva sempre più là sotto.

– Andate via.

– Alan Scuro, Aiello deve tornare a combattere.

– Non so dove sia quel testa di cazzo.

– Inoltre Lira…

– Andate a fanculo.

Siccome Rob conosceva bene i modi di Alan Scuro aveva fin lì lasciato al suo sacrificabile stagista l’onere di parlare.

Come predetto, in un Cim-secondo Alan Scuro estrasse dai pantaloni da pilota la sua arma tutta colorata e senza più ventose, facendo saltare in aria il primo dei due furgoni. Sam fu salvo per miracolo.

– Alan, – disse questa volta Rob, che anche se si cagava sotto perché lo conosceva, non voleva dover tornarsene a piedi da quel paesino marchigiano tutte salite, – ci crediamo che non nascondi Aiello, ma Lira… Lira a luglio compirà diciassette anni e dovrà partire per forza…

Ormai giunti alla porta di casa e dopo il primo scoppio sentito in lontananza, Lira e Aiello ne sentirono un altro uguale, ed entrati di soprassalto, da una finestrella senza zanzariere videro Rob e Sam passare di corsa per la via di sampietrini.

– Grazie per l’ospitalità, Lira. Ora che i Secret se ne sono andati, possiamo riaccendere le luci.

– Ok.

Col fiuto, Aiello al buio qualcosa aveva subodorato, ma con la luce accesa la situazione di quella casa gli apparve disastrosa. Nulla di paragonabile all’orfanotrofio gestito da suore dov’era cresciuto.

C’era una pila di piatti marcescenti da lavare con sopra aleggiante uno nugolo di moscerini, e sul divano imperava un ammasso di vestiti appallottolati. Sul tavolo invece, c’erano lattine e lattine di Poca Cola aperte, cartacce varie, fra cui tovaglioli usati chissà quando e per cosa, oltre che scatole su scatole di pizza, accatastate una sull’altra nel posto dov’era l’unica sedia.

Al ragazzo più sveglio del MIT e poi dell’universo sconosciuto, non fu difficile ricostruire, nel tempo in cui Lira si sfilava gli scarponi neri e infangati lanciandoli a terra, lo storico degli ultimi pasti della ragazza.

Per giorni aveva usato tutti i piatti e le pentole per cucinarsi i pasti e poi, visto che la voglia di sistemare non l’aveva, Lira aveva iniziato a ordinare una pizza al giorno, mangiandosela senza neanche degnarsi di scansare la scatola del giorno prima.

C’erano otto scatole una sull’altra su quel tavolo lercio. Quindi Aiello dedusse che almeno le ultime due Lira, visto che era alta mezzo metro meno di lui, le avesse mangiate salendo in piedi sull’unica sedia che aveva pur di non sbarazzare il tavolo.

– Mettiti comodo, Aiello. Fai come se fossi a casa tua. Io vado a fare una doccia, poi mi racconti di quella ragazza che m’assomiglia, la Ragazza dei libri sospesi nel cielo.

– Grazie.Sì. ok. Va bene. Fai pure.

A piedi scalzi sul pavimento sporco, Lira andò verso il bagno. Non appena scomparve nel corridoio, Aiello vide volare attraverso la porta il vestito bianco che la figlia di Alan Scuro aveva indossato fino a un attimo prima.

– Allora, allora… Mi metto comodo… – pensò Aiello ad alta voce per farsi sentire.

Aiello appoggiò la Spada di Occamo sul muro come al solito e fischiettando come se qualcuno lo stesse giudicando, si avvicinò al divano. Titubò qualche istante, ma poi abbracciò l’ammasso di vestiti per spostarlo e mettersi comodo.

Sporchi o puliti, – pensò questa volta in silenzio, – alla fine sono di una bella ragazza. Cosa vuoi che sia.

Un gatto. Era un gatto.

Mentre teneva stretto il pallettone arlecchinesco di vestiti, notando fra l’altro che di tutto odoravano fuorché di pulito, Aiello fu scosso da un pungente assolo di chitarra elettrica proveniente dal bagno, che subito invase l’intera casa.

Lira aveva acceso la musica per lavarsi, ma non era musica di Chiesa.

Per lo spavento, il pilota del Faro-Tob in un sussulto lanciò in aria come coriandoli tutti i vestiti di Lira, dai quali, soffiando inferocito come una lince, saltò fuori un gattone nero a bande arancioni, che nella concitazione gli si artigliò alla faccia.

– Ah, dimenticavo, Aiello… – si sentì dalla porta del corridoio, da dove Lira, lasciata la doccia a metà era comparsa con solo un piccolo asciugamano ad avvolgerle il corpo madido. – Fai attenzione a… Rito Satanico… Il mio gattino.

– Sì! – mugugnò Aiello. – Ci sto facendo già amicizia!

(Continua…)

L’Episodio XXIII di Alan Scuro – Lira in asciugamano II – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 23-06-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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