Alan Scuro – Episodio XXVIII – Dimenticare e avere

Chiunque avrebbe gettato la spugna, ma lei era là vicina che cantava: – Per quanto difficileee, Aiellooo, io sono qui con te! Ed è tanto bellooo!

Un uomo dà ancora il meglio di sé e non si arrende, se la donna che ama lo guarda combattere. Un uomo vive, respira, si ammira, si anima al mattino, perché lei da qualche parte esiste. Un uomo può tentare di compiere imprese impossibili solo se lei è vicina alla sua vita, incitandolo e lavandogli i pantaloni come farebbe una madre, e come la bibliotecaria in divisa aveva fatto al primo risveglio del Predestinato americano nell’aeronave di smeraldo.

– Dai, Aiellooo, ne hai preso un altro! Che bravo e bello!

Nell’astronave smeraldina Biblio-Tob passavano i giorni come passano le stelle cadenti a San Lorenzo, e bastò poco tempo affinché Aiello, aperti gli occhi al mattino, guardasse come prima cosa se lei gli era vicino o se era stata solo un sogno. E la prima cosa che cerchi al mattino, dopo gli occhiali e il bagno, è quella che ami.

Ma non sempre lei era lì accanto.

Forte della sua esperienza da seppellitrice di libri nel cielo, spesso la bibliotecaria in divisa, dopo aver preparato il caffè, si lanciava prima di lui nell’agguantare le sfere luminose che sulla cupola dell’astronave roteavano impazzite.

Con i suoi cinquecento volumi catturati ogni giorno, la ragazzina era molto più brava, rapida e aggraziata di Aiello Lightbeam, il quale dopo mesi e mesi, di libri ancora ne afferrava e dimenticava solo una manciata a round. Ma l’esperienza di lei e l’impegno di lui non riuscivano a far fronte nemmeno alle nuove pubblicazioni.

Niente che si faccia in due è impossibile, scrivevano i romantici riguardo agli innamorati. Tuttavia giorno per giorno armate di romantici lo scrivevano in decine di libri tutti uguali, rendendo di volta in volta l’impresa dei due innamorati spaziali sempre più impossibile.

Dopo un anno seppur Aiello l’aveva raggiunta in bravura, la mole di nuove catture da dover intraprendere era divenuta insostenibile. E anche se il Predestinato americano e la bibliotecaria in divisa, fusi in una danza agile di cattura e lanci di libri verso il Dimenticatoio, ormai avevano raggiunto una tale sincronia che, agli inizi, solo di notte erano riusciti a sfiorare, sfiorandosi, ridendo sperduti in barba al destino dell’umanità, di fatto i due stavano fallendo.

Il giorno prima del compleanno di Aiello, il 16 luglio, ovvero il termine ultimo della prova del Predestinato per poter salire a bordo del Faro-Tob, la cupola era ancora invasa di luci verdi e luci verdi, che oltretutto arrivavano e arrivavano inesauribili.

Si strinsero allora i due ragazzini allo stremo di ogni forza sotto quel cielo alieno e sembrò loro la notte delle notti.

– Aiello, scusa. Avevi ragione, era impossibile…

– Non dire così, amore. Noi intanto prendiamone un altro… – Ma mentre diceva questo, Aiello si addormentò.

Alla quasi mezzanotte, tuttavia, aprì gli occhi folgorato da un’idea e, guardandola stremata lì di fianco a sé, il Predestinato si costrinse a credere nella propria discutibile intuizione.

– Basta aumentarne la massa, ingannando il Dimenticatoio con qualcosa di pesante ma che lui pensi di voler attrarre, semplice!

In una corsa folle sotto le stelle, Aiello raggiunse l’UFO-pentola di suo padre. Vi recuperò la Spada di Occamo, che si mise dietro alla schiena allacciandone la custodia al cappotto di cammello, e vi lanciò dentro un pacchetto di “Patatine Chimichanga Dam, le patatine dei Predestinati! Da oggi anche al gusto Rape ma senza rape!”.

Poi Aiello richiuse il piccolo portellone dell’UFO-pentola e, con tutte le sue forze, si mise a spingere quell’enorme ammasso di ferraglia verso il gigantesco portellone d’ingresso del Biblio-Tob. Lei dall’uscio lo guardava in lacrime di disperazione, ma volle comunque dare al suo amato un ultimo canto d’incitazione: – Che forza Aiello! Sei il più forte oltre che il più bellooo! Ma proprio non lo sposti quello… – bisogna ammettere che non le uscì benissimo.

Eppure Aiello ora spingeva l’UFO-pentola per lei come uno schiavo un blocco di marmo per il suo faraone. Spingeva inesauribile ora che l’aveva sentita cantare. Tuttavia quel coso era talmente pesante che nemmeno cento schiavi sarebbero riusciti a smuoverlo.

Cadde in ginocchio, si rialzò. Cadde in ginocchio. Ma non era la salvezza dell’umanità che lo rianimava, era la salvezza di lei: – Aiellooo, Aiellooo! Forza… Aiello… Spingi l’Ufo nel Dimenticatoiooo!

– Tesorooo, bello…

Aiello strinse i denti finché ogni fibra del suo corpo gli sembrò stesse per slegarsi dalle altre, e in quello sforzo sovrumano di esile ragazzino vestito da pilota di robottoni, l’UFO-pentola si mosse. Ma solo di qualche centimetro, dopodiché Aiello finì a terra per la terza e ultima volta.

Fu allora che una mano esile e oblunga venne dal nonnulla. Era una mano blu come il mare lontano della Terra, che comparve dietro di lui lassù sotto le stelle. Era una mano non di umano, ma d’altro di ancestrale, una mano appartenente a un Ice.

– Aiello, – non era lei a parlare, – sarai bello ma non è questo né quello – disse infatti l’essere comparso dal nulla a seguire la propria mano. – Ma ti farò vedere coi tuoi occhi che sbagli di grosso.

L’essere blu dalle lunghe braccia spinse senza problemi l’UFO-pentola fin dentro l’astronave madre. Poi lo issò sopra sé stesso come un cuscino e lo lanciò nel Dimenticatoio. Un gorgoglio, nulla più, e il pesantissimo veicolo svanì nel nulla come lo strano essere che l’aveva trascinato. Il piano di Aiello, di aumentare la massa del Dimenticatoio usando un UFO di Troia con dentro soldati-patatine era fallito, ma si sa, uno scienziato non pensa al fallimento, bensì alla novità.

– Cos’era quello? Un… Ma non te l’avevi inventata quella storia?! – chiese Aiello alla ragazza in divisa che non lo guardava, e camminava con le mani dietro la schiena verso il Dimenticatoio.

– Sì, bellooo. Quello era un Ice e, passandomi vicino, mi ha detto…

– Cosa? Cosa ti ha detto?

– Tu mi ami, Aiello?

– Sì.

– Che bello!

– Cosa ti ha detto?!

– Che devi dimenticare anche l’amore per capire – disse la ragazza in divisa lanciandosi nel buco nero poco massiccio. E spaghettificandosi fino allo svanire.

– No! No, no, no!

– Sì, sì, sì! – risposero le cento mani che si singolarizzarono e avvolsero Aiello Lightbeam per impedirgli di finire subito risucchiato con lei. – Guarda, Predestinato al Faro-Tob! Ci sei riuscito!

Di colpo, non appena il Dimenticatoio fece dimenticare all’umanità di Aiello la ragazza in divisa, il buco nero al suo interno divenne da poco massiccio a obeso, e l’ormai miliardo di libri che sopra ai giovani innamorati per mesi avevano volteggiato, come risucchiati da un imbuto verde e invisibile, finirono scintillando travasati all’istante nel nulla più assoluto. Insieme a due pacchetti di patatine Chimichanga che Aiello e la ragazza in divisa avevano sgranocchiato nella loro ultima cena insieme.

– No! – urlò Aiello col volto snaturato, divincolandosi dalle mani blu che lo tenevano fermo, ma non più saldamente come prima. – Prendi me, non voglio dimenticarla, non lei, non il mio primo vero amore…

Disse infine, venendo trascinato con lei e con tutto il sapere dell’umanità nel Dimenticatoio, nel suo piccolo orizzonte degli eventi personale.

Fu il silenzio. Nessun libro ronzava più sulla cupola del Biblio-Tob sfrecciando all’impazzata. Non c’erano più sorrisi né danze in caccia. La loro divenne una storia d’amore soppressa nella mente di chiunque. Come quello zio che stava con quella tipa ma poi non ci stava più ed è andato a raccogliere i pomodori in Australia per reinventarsi.

Quando scoccò la mezzanotte del 17 luglio, dal pozzo ricomparve una sagoma svenuta, inglobata in una gelatina verde fosforescente e fluttuante.

Era Aiello, con al seguito il suo cappotto di cammello, la Spada di Occamo e la scoperta, l’ennesima scoperta da parte di un predestinato Lightbeam, del numero Cim, ovvero quel che è quando si dimentica qualsiasi altra cosa. Quel che è quando l’insieme di ogni conoscenza, compresa quella dell’amore, viene annientato per l’eternità nel Dimenticatoio del Biblio-Tob.

L’umanità almeno per un’altra generazione era salva. Anche se di Aiello, ora ridotto come uno straccio qui vicino a me mentre chiede insistentemente da bere, sono certa che non si potesse dire lo stesso. Non dovevo chiedergli di parlarmi di lei, sono una cretina… Anche se anch’io meritavo un assaggio del loro amore.

Arrivò allora un UFO-pentola con a bordo Rod e Tod Secret, e Aiello fu fatto salire. Ma all’interno dell’aeronave in discesa sulla Terra, il ragazzo non trovò il vuoto come nel suo primo viaggio.

Il numero Cim, forte del vigore della propria riscoperta, all’interno dell’Ufo-pentola si era polimerizzato prendendo le sembianze di tre sedili con tanto di cintura, di una plancia di comando, piena di bottoni e tastiere, e di diversi schermi utili a monitorare il volo verso l’Artico. Il tutto era rigorosamente di un verde fosforescente.

Quando atterrarono, Aiello scese come sarebbe sceso un cadavere. Lei non c’era più e, peggio ancora, non riusciva a ricordarla, quindi non gli importava un fico secco del fatto che davanti ai suoi occhi, alto come un grattacielo, si ergesse l’imponente Faro di Alessandria-Tob, bianco e minaccioso. Sull’elmo del robottone cilindrico, senza gambe alla base ma con lunghe braccia meccatroniche, una piccola stella nana bianca brillava, riflettendosi sui ghiacci perenni e in aurore nel cielo.

– Sali. Sei il nuovo addetto al Faro-Tob, Aiello Lightbeam, complimenti!

– Io ero… sono… addetto solo a lei…

– Sali.

Aiello vi salì per una scaletta esterna d’acciaio e anche se non sentiva più nulla, con quel freddo il cappotto di cammello lo salvò da un sicuro raffreddore.

Una scala a testa bassa, un’altra, un’altra ancora. L’abitacolo si accese col robottone non appena Aiello inserì la Spada di Occamo in quella che gli sembrò essere una fessura apposita. La Luna dopo il Boato Sonico, il Varco, il Cosmo di Nessuno dall’altra parte dell’universo, dove tuttavia ancora la sentiva vicino a sé. E là, già sconfitto, Aiello iniziò a combattere.

Ancora oggi, ogni volta che a ottobre ritorna sulla Terra, va nel Biblio-Tob e dalla sommità del Dimenticatoio la chiama, sperando invano che lei possa rispondergli, anche se non ne ricorda la voce, né tanto meno il canto.

Aiello si è addormentato, vado a vestirmi. Sono proprio una cretina. Basta con gli appunti per oggi.

(Continua…)

L’Episodio XXIX di Alan Scuro – Il pezzo mancante – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 04-08-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

Torna in alto