Alan Scuro – Episodio XXXVII – Base Artica numero 43667

(Nell’episodio precedente ai tre episodi filler Meteorite con sorpresa, Lira, volando all’ospedale di Fermo, ha detto addio a sua madre. Ora, affranta, deve prepararsi ad affrontare il proprio destino, prestabilito più di quello di chiunque altro…)

Dopo essere corsa sul tetto per le scale d’emergenza, Lira con un piccolo balzo saltò al volo sull’UFO-Pentola sospeso a un soffio nel vuoto dal ballatoio di cemento del policlinico.

Quando il veicolo la accolse oscillando leggermente, Aiello le vide lacrime argentine scendere silenziose lungo le guance bianche.

– Non verrà più nessuno da lei…

– Ne so qualcosa – disse Aiello ripensando alla sua amata. – Lira, devo dirti una cosa.

– Cosa…

– È stato tuo padre a prepararti la divisa metallizzata a bande rosse stanotte. Ho controllato nello scomparto dov’era appesa e, ben nascosto, c’era anche un pacchetto, con un biglietto. Tieni.

Lira scartò il pesante oggetto avvolto nella pubblicità di un robottino da costruire.

– Ma è la sua Arma tutta colorata! Perché l’ha data a me?

– Perché è la chiave del Remo-Tob.

– Guarda, ci sono anche due frecce con ventosa. Ma a cosa servono?

– Solo Alan Scuro poteva chiedere a mio padre di inserire un dispositivo spara-ventose sulla chiave del suo robottone ancestrale, che coglione. Leggi il biglietto, volevo aspettarti ma ero troppo curioso.

Cara Lira, se mi ci scappa andrò a trovare tua madre, più in là, forse. Fai quello che ti dice Mind Secret e di’ ad Aiello che il coglione è lui. Papà.”

– Tanto la mamma dice che preferirebbe la morte al rivederlo.

– Tuo padre è Alan Scuro, Lira. Chiunque preferirebbe la morte all’incontrarlo. Compreso io. Pensa che una volta mi ha lanciato contro un meteorite per salvarsi il fondoschiena.

– …

– Decollo!

– Addio, mamma – pensò Lira guardando la sua finestra d’ospedale dall’alto dei cieli.

In un lampo verde, l’UFO-Pentola tuonò verso l’atmosfera a tutta velocità, tanto che non appena Lira chiese ad Aiello di rallentare per dare il giusto addio alla sua vita sulle colline, impallidì per lo stupore di quanta strada avessero già fatto.

– Ma quella è la Torre Eiffel! Come ci siamo arrivati in così poco tempo?! Oddio, devo fare pipì!

– Voliamoci sotto!

Aiello discese a picco verso la torre più romantica del mondo, facendo volteggiare il veicolo nero su se stesso come una moneta che cade.

– Attento a quei turisti! – urlò Lira.

– Risaliamo!

In rapida ascesa, e dopo aver schivato prima uno stuolo di turisti cinesi e poi uno stormo di rondini, l’UFO-Pentola era di nuovo nel cielo azzurro di Parigi.

– Vai piano, Aiello!

Un lampo verde.

– Ecco l’Islanda.

– Ma quanto va veloce ‘sto Coso-Pentola?!

– Non è concepibile, Lira. Considera che la velocità della luce è tipo la terza e un UFO-Pentola ha mille marce.

– Vola sull’acqua, Aiello! Ma rallenta, fammi vedere l’oceano.

Il mare era blu di spuma e l’UFO-Pentola ne fendeva la superficie al suo rapido passaggio, innalzando due bibliche pareti d’acqua dietro di lui, che spumeggiavano nell’aria di bonaccia. Lira non aveva mai visto uno spettacolo simile.

Aiello, notando l’eccitazione di Lira volle impressionarla ulteriormente, dunque spinse sull’acceleratore e il cielo dell’Oceano Atlantico Settentrionale si riempì di bolle come di sapone, che scintillarono al sole del destino della futura pilota di robottoni.

Poi in un attimo il romanticismo di quel paesaggio fu schiacciato come mosca da paletta, perché i vetri si arrossarono di colpo del colore del sangue.

– Cosa è successo, Aiello?

– Un’orca.

L’orca che i due avevano colpito era esplosa in mille pezzi, tanto che Aiello dovette abbassarsi con l’astronave sotto al pelo dell’acqua per ripulire l’UFO-Pentola dalle viscere del mostro marino.

– Proprio non l’avevo vista…

– Come hai fatto a non notare un’orca?

– Stavamo andando piano, a sole due volte la velocità del suono… Comunque non c’è tempo per le commemorazioni, dobbiamo correre.

– Ma tu guarda, povera orca! – si lamentò Lira prima del Cosmic Boom, la millesima marcia degli UFO-Pentola.

– Eccoci, siamo arrivati. Benvenuta nella costosissima Base Artica della Chimichanga Dam.

Ma a Lira non interessava minimamente del vedere per la prima volta quell’enorme edificio recintato color verde acido, composto da tre torri con sopra come delle sfere ricolme di misteriose stanze super tecnologiche, sopra al quale sfrecciavano moltitudini di UFO-Pentola provenienti da tutto il pianeta.

Essere umani implica delle priorità.

– La pipì! Devo fare pipì! – urlò Lira con le mani fra le gambe.

Lira e Aiello erano atterrati in mezzo ai ghiacci perenni del Polo Nord. Ma nonostante il freddo Lira si aprì la zip della tuta che le percorreva lateralmente il corpo, dal collo alla caviglia, e si accovacciò dietro alla navicella.

Stava proprio per farsela sotto, quindi non riuscì a fermarsi non appena si accorse del robottone bianchissimo a forma di faro parcheggiato accanto alla Base, ma soprattutto del plotone di agenti Secret in occhiali da sole e pelliccia di orso polare che, stando ritti non appena la recinzione, la osservavano incuriositi mentre scioglieva la neve.

– Lira, hai fatto? Posso uscire? – chiese Aiello guardingo.

– Esci, tanto… – rispose Lira rivestendosi frettolosamente. Tuttavia la zip le si bloccò all’altezza dell’ombelico. Sotto era nuda.

– Metti questo – le disse Aiello coprendola col suo cappotto di cammello.

– Aiello, ma quello è il tuo robottone?

– Sì, è il Faro-Tob, un tempo parcheggiato in Egitto e conosciuto da tutti come il Faro di Alessandria, una delle Sette meraviglie del mondo antico

– Non vedo perché dargli un volto… – disse Lira, notando nel contempo alla faccia corrucciata del bot che i Secret di guardia all’ingresso stavano andando loro incontro.

– Semplice. Perché l’assurdo è meglio che sia familiare.

– Salve, Prestabiliti – disse uno dei dieci Secret imbacuccati come eschimesi che li avevano raggiunti all’UFO-Pentola. Da come si atteggiava sembrava essere il capo della baracca.

Lo era.

– Sono Ice Secret, il comandante della nuova Base Artica della Chimichanga Dam. Ben arrivata, Lira.

– Salve… – rispose la Prestabilita mentre, sbrogliandosela sotto al cappotto, era appena riuscita a sbloccare la zip e a coprirsi il seno imbarazzato dal freddo.

– Aiello Lightbeam, – continuò l’agente distogliendo lo sguardo, – i vertici della Chimichanga Dam hanno emanato un mandato di cattura nei tuoi confronti. Vivo o vivo.

– Lo fanno tutti gli anni, ma poi gli passa. Comunque dai caccia Raptor che mi hanno fatto precipitare me ne ero accorto.

– Ti stavano solo inseguendo, tanto che abbiamo usato solo quei trabiccoli americani, e sappiamo che sei precipitato perché ubriaco. Da Prestabilito sai benissimo di essere intoccabile, tuttavia la tua assenza dal Cosmo di Nessuno questa volta è stata più deleteria delle altre. Sapevi benissimo di dover finire di aggiustare il Colosso di Rodi-Tob, e nonostante questo hai disertato. Armoniosa senza la testa del robottone di suo padre non può pilotarlo, non credi, ingegnere?

– No, ma per creare il Numero Cim la mia ragazza è dovuta morire risucchiata dal Dimenticatoio, che ti ricordo essere un buco nero. Sono intoccabile solo in apparenza. Non credi?

– Ci dispiace. Tornerai a piangerla il prossimo ottobre, ma ora dovete partire.

– Ora?! – chiese Lira stringendosi il cappotto giallo per il freddo. – Ma io volevo vedere la base!

– Salite sul robottone Faro-Tob. E voi, – si voltò verso i sottoposti Secret, – caricate le valigie dei Prestabiliti, marsch! – poi continuò. inchinandosi verso Lira: – Ci dispiace di non poterle nemmeno far fare un piccolo tour della base, ma tanto dentro ci sono perlopiù uffici e il mondo non può più aspettare, signorina Lira Scuro. Certo è che se deve farsi un bidet, allora potremmo chiudere un occhio. Anche due.

– Non… Non importa… Faccio quello che devo fare.

– Brava, questo è lo spirito giusto dei Prestabiliti. Vero, Aiello?!

– Saliamo, Lira.

I due Predestinati raggiunsero correndo l’enorme robottone. C’era una scaletta che partiva dal piede meccatronico sinistro del gigante a tubo e ne risaliva i primi due piani di tre, fino alla porta situata sul pancione. Tuttavia ogni piolo si era completamente ghiacciato, tanto che non appena Lira mise un piede sul primo, rovinò col sederino sulla calotta polare.

– Aspetta, ci penso io – disse Aiello puntando la Spada di Occamo, chiave di accensione, contro il suo robottone.

Non appena lo fece, gli occhi robotici e severi del Faro-Tob si accesero, come anche la nana bianca che il robottone aveva incastonata poco al di sopra, su una sorta di cappello e al posto della lampadina tipica dei fari.

In un baleno, il calore della stella sciolse tutta la neve e il ghiaccio accumulatisi da ottobre sulla superficie del colosso combattente, compresa quella sulle scalette che lo risalivano, tanto che miliardi di goccioline iniziarono a piovere. Evento più unico che raro visto che al Polo Nord la temperatura media è di meno trenta gradi.

Tuttavia quella pioggerellina tiepida sulla calotta polare non fu l’unico risultato dell’accensione di una nana bianca nell’Artico.

Presto tutt’intorno al Faro-Tob si venne difatti a creare una depressione della calotta glaciale, al punto che Lira, nonostante fosse già caduta, si sentì precipitare nel vuoto bianco di crepe oscure.

– Sbrighiamoci, o il Faro-Tob affonderà nel ghiaccio e porterà con sé l’intera Base Artica come l’altra volta! – urlò Aiello.

Intanto i Secret, memori dell’Altra volta, scappavano di qua e di là sulla neve fusa, mentre quelli che avevano portato le valigie alla porta in pancia al robottone ripartirono in fretta e furia, per lasciare libero l’ingresso ai giovani Prestabiliti.

– Come “come l’altra volta!”? – chiese Lira sull’ultima scaletta, mentre la base sprofondava inghiottendo chissà quanti agenti Secret.

– Sali, sbrigati!

– Oh, tu a me sali non me lo dici!

– Allaccia la cintura, si parte.

– Oh, tu a me allaccia la cintura non me lo dici.

– Fai come vuoi, allora.

Aiello inserì la Spada di Occamo nella plancia di comando e, non appena disse – Tornerò a trovarti fra un anno, amore – guardando il cielo dov’era la Biblioteca di Alessandria-Tob, il robottone Faro-Tob si accese completamente, illuminando tutto il Polo Nord della sua stella.

– La, – disse Lira esterrefatta, – la Base Artica sta sprofondando nel ghiaccio…

– Tranquilla, noi Prestabiliti siamo intoccabili. La ricostruiranno.

– Ma, ma i Secret… – disse Lira vedendo gli agenti venire inghiottiti dal ghiaccio fuso o attaccati da alcuni orsi bianchi inferociti che passavano di lì.

– Beh, loro… – rispose Aiello puntando alle stelle nel blu lunare, – loro sono un po’ meno intoccabili. Sono solo semplici esseri umani, mentre noi… Beh, noi Prestabiliti… siamo la storia degli esseri umani! Via, si vola!

(Continua… Ma tu continua a leggere i contenuti speciali!)

Nota di Mind Secret a quelli con l’eco-ansia

Si ricorda a tutti coloro che si sono indignati per la morte della balena, che diversi episodi fa, ma soprattutto in questo, in Alan Scuro sono morti un sacco di esseri umani.

Erano tutti Secret al soldo della nostra organizzazione Chimichanga Dam, lupi del nostro stesso branco posto a difesa della Terra, e quindi di tutte le orche, eppure non mi sembra che vi siate lamentati più di tanto per la loro prematura scomparsa.

Molti di quei Secret erano padri di famiglia, amici o semplicemente membri, seppur sotto copertura, ben integrati nelle loro comunità umane, e se la morte di una balena vi ha creato maggior sconforto dei tragici scontri di Monsampietro Mollico o della distruzione dell’ennesima Base Artica della Dam, credo che dovreste rivedere le vostre priorità.

Avrei capito se lo stesso sconforto ve l’avesse dato la morte di un lupo. Ma un’orca, dai…

Vostro, Generalissimo Secret Mind

L’Episodio XXXVIII di Alan Scuro – Il Varco di Tarlo – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 27-10-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

Torna in alto