Alan Scuro – Episodio IX – L’Americano

(Nell’episodio precedente, Lira ha appena finito di scrivere gli appunti sul Prestabilito Bobik, quando un altro di loro precipita proprio nei pressi di Monsampietro Mollico…)

Lira fermò l’auto non appena la strada si interruppe, davanti a quel bosco invernale di alberelli torreggianti. Per arrivare prima dove si era schiantato l’UFO-Pentola, alla fine Alan Scuro l’aveva convinta a guidare.

Lei e Alan Scuro camminarono sul tappeto di foglie morte, vivacemente cosparse da colori caldi che quella loro morte andavano in qualche modo ad abbellire.

Sarebbe stato un bel posticino, ma Lira doveva camminare quasi sulle punte per evitare di schiacciare la miriade di cimici puzzolenti che infestavano il sottobosco. Alan Scuro invece le schiacciava senza farsi problemi, costringendo Lira, appena dietro, a tapparsi il naso disgustata.

Alan scuro, nonostante le continue sollecitazioni della ragazza per farsi dire chi fosse il pilota della piccola astronave appena precipitata, non sembrava volerglielo dire. Si limitava a grattarsi nervosamente i capelli tinti e a borbottare a bassa voce frasi di spregio commiste a bestemmie.

Lira pensò che il cinquantenne non fosse sicuro al cento per cento di chi era il pilota, perché sapeva che gli UFO-pentola erano il mezzo più usato dalla Chimichanga Dam. L’organizzazione sovranazionale li utilizzava per tutti quegli spostamenti che necessitavano di passare inosservati e che, di conseguenza, non potevano svolgersi coi robottoni. Dunque a guidarlo poteva essere chiunque. E chissà se era vivo.

Ma Alan Scuro conosceva bene quel pilota che, davanti ai loro occhi e a chissà quante fotocamere, era sceso dalle nuvole che occludevano gli ultimi raggi del sole, inseguito da due incazzatissimi caccia Raptor. Aveva traballato, si era rigirato, aveva picchiato ed era risalito, per poi cadere giù come una pera matura proprio nel boschetto dove ora la strana coppia si stava addentrando. Doveva essere ubriaco, e c’era solo una persona nella Chimichanga Dam così idiota da bere prima di mettersi alla guida di un UFO-Pentola, astronavi capaci di superare con facilità la velocità-luce.

Ed era l’unico Prestabilito a non rispettare mai la regola più importante: “Il primo novembre di ogni anno, scade la licenza dei Prestabiliti sulla Terra, dunque ogni Prestabilito dovrà salire sulla navetta che lo riporterà nella base artica della Chimichanga Dam, e da là dovrà tornare nello spazio alla guida del proprio Tob, per combattere i Nemici Dell’Umanità. Finché puzza non li separi!”.

Alan Scuro sapeva chi era ma dentro di sé continuava a sperare che non fosse lui, proprio come quando a casa nostra arriva qualcuno di indesiderato del quale riconosciamo l’automobile.

L’UFO-Pentola, Lira e Alan Scuro, se lo ritrovarono davanti nei pressi di un avvallamento boschivo più spoglio, subito seguito da una rupe di terra e radici dopo della quale gli alberi ricominciavano a susseguirsi come pezzi su una scacchiera.

L’oggetto volante identificato si era incagliato di sbieco nel terreno, trattenuto dai tronchi che aveva spezzato e dalla piccola rupe sconvolta. Sbuffava fumo, tanto fumo, e puzzava dello stesso odore di frizione che Lira si era dovuta sorbire durante le strazianti ripartenze in salita di Alan Scuro.

D’un tratto, lateralmente all’UFO-pentola si aprì un portellone e nell’aria fumosa si intravide la sagoma di un uomo.

In una mano il misterioso pilota precipitato reggeva a malapena una lunga spada luminosa, mentre nell’altra impugnava saldamente una bottiglia. A Lira sembrò di poco più grande di lei.

Alan Scuro non aveva più dubbi. Suo malgrado, a fargli visita quel giorno era proprio il pilota del Faro di Alessandria-Tob, il Faro-Tob, l’americano Aiello Lightbeam.

Il pilota, molto magro , indossava la classica tuta argentata a bande rosse della Chimichanga Dam. Sopra questa lo vestiva un lungo cappotto giallo appoggiato sulle spalle a mo’ di mantello, che iniziò a svolazzare non appena, visibilmente ubriaco, il pilota caduto iniziò a barcollare verso Lira.

Lira, indietreggiando, non riusciva a leggergli gli occhi, perché Aiello li teneva rivolti alle foglie per non incappare in qualche radice, ma più umanamente perché era in preda a quella che si sarebbe detta una sbornia triste.

Attraverso i suoi capelli neri, che gli cadevano sul volto abbassato, la ragazzina riusciva solamente a intravedergli i due zigomi, e la leggera incurvatura di un naso vagamente dantesco.

Alan Scuro lo guardava come si guarda un figlio rincasare dopo una festa, ma non diceva nulla. Forse perché il malinconico ubriaco aveva una spada.

Giunto davanti a Lira, che nel retrocedere era stata fermata da un tronco, Aiello scolò la bottiglia che poi lanciò subito via, alzò lo sguardo verso di lei e poi la spada di luce al cielo quasi notturno.

– No, non farlo! Alan, aiutami! – urlò Lira spaventata.

Ma prima che alan Scuro si decidesse a intervenire, Aiello fece volteggiare l’elsa della spada sul dorso della mano, e un fascio di luce come di un faro marittimo investì gli alberi circostanti, proiettando una raggiera d’ombre tutt’intorno. Poi la riafferrò saldamente, la infilzò a terra in mezzo alle tremanti gambe della ragazza scivolata giù per la corteccia, e si inginocchiò sostenendovisi nel dire, con sguardo finalmente leggibile e intenso: – Sei bellissima, amore mio, anche se ti è spuntato quello strano neo sul naso… Per troppo tempo non mi hai risposto, ma ora sei qui, finalmente sei fuggita dal Dimenticatoio! – e, non più riuscendo a star su con la spada, cadde sopra Lira, che emozionata lo accolse fra le sue braccia.

Alan Scuro si decise finalmente ad entrare in azione, e, stando attento a non colpire Lira, assestò ad Aiello un calcio nelle costole che lo fece rotolare via sul letto di foglie e cimici, finire rivolto al cielo e con sul volto il sorriso innocente dei bei sogni.

– Alan, – chiese Lira guardando il ragazzo svenuto, – chi è questo tipo così buffo, mi conosce?

– Si chiama Aiello Lightbeam e no, non ti conosce, – le rispose Alan Scuro caricandosi il fardello sulle spalle, – ma assomigli alla ragazza che amava.

– Era bella? – chiese Lira rialzandosi, per poi punzecchiare la spada, non più luminosa, con un rametto, per vedere se esplodeva.

– Tranquilla, quella spada in mano tua è innocua – glissò Alan Scuro glissando. – Prendila e portiamolo a casa prima che tornino a prenderlo ceffi ben più terribili degli americani. Là ti racconterò anche la sua storia, tanto per ora non si riprenderà, conoscendolo.

(Continua…)

L’Episodio X di Alan Scuro – Mezzo amore – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 24-03-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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