Nella casetta da eremita a Monsampietro Mollico, poggiata sul muro all’ingresso vi era la spada luminosa di Aiello, ora spenta perché lontana dal suo possessore, svenuto sul divano di Alan Scuro.
Il nostro eroe cinquantenne, intanto che Aiello russava, era tutto concentrato nel montaggio del modellino di Remo-Tob, ottenuto da Lira in cambio dell’intervista.
Stava tutto aggobbito sulla sua scrivania, staccando i pezzi del robottino dalle sprue di plastica con fare amanuense. Poi li limava con un bisturi e successivamente con della carta abrasiva dalla grana finissima. Infine li sistemava sul piano in un ordine che già ricordava il Remo-Tob e, seguendo le indecifrabili istruzioni in cinese, e dunque concentrandosi principalmente sulle immagini degli esplosi, montava il ricordo in scala 1:144 del suo ex compagno di mille avventure.
Lira osservava invece le iridescenti bolle di sapone, dal suo sparabolle profuse velocissime ma che poi subito rallentavano fino al levitare.
Le guardava in preda alle impercettibili perturbazioni dell’aria soffiate dai suoi respiri, o dal ronfare sul divano di Aiello o dalle imprecazioni, gesticolate, di Alan Scuro, scagliate dall’eroe dai capelli tinti ogniqualvolta sbagliasse nell’appiccicare un adesivo sui pezzi del modellino.
Volavano in quella stanza tante bolle che sembravano infinite. Si raggruppavano in ammassi intorno alle più grandi, o scomparivano, per una manata imprecante data all’aria, o perché semplicemente, erano destinate a scomparire prima delle altre.
E sperava Lira, sperava con tutta se stessa che una di quelle bolle svegliasse il pilota svenuto, che ancora sognava beato quella sua stessa amata perduta, della quale ora Lira, grazie ad Alan Scuro, sapeva ogni cosa.
Ci sperava, perché Lira non aveva mai sentito parlare di tanto amore dedicato a una sola donna, e lei, da quanto nel bosco le era stato detto, a quella donna tanto amata rassomigliava. Quindi sparava le bolle e faceva finta di essere lei l’amata, come una bambina che per gioco fa la principessa.
Certo da qualche parte nella vita di Lira c’era Orione che l’attendeva, al di qua della sua cameretta da ragazzo nerd dalla quale lo sparabolle era stato sottratto. Ma Lira dentro di sé, sentiva che Orione l’amasse per solitudine, non per amore, e dunque, sentiva che in realtà, amandola, amava se stesso. Sentiva che il suo amore fosse solo un mezzo, e dunque, un mezzo amore.
– Alan, ti disturbo?
– Sì, – rispose Alan incastrando il mini Gladio Oscuro nella mano del robottino. Era arrabbiato perché lo Scudo Rettangolare non entrava bene nell’incastro adibito a esso, e per un robot di plastica da 99.99 euro ciò non era tollerabile.
– Mi ripeti la storia di Aiello così controllo gli appunti? – chiese lei, nonostante tutto e sparando altre bolle.
– No.
– Allora ridammi il modellino del Remo-Tob. Tanto hai detto che è difettoso.
– Allora. Dato il cambio a suo padre, – ripeté da capo Alan Scuro, – quel rompicazzo di Aiello arrivò lassù da noi nel 2018, sul suo merdoso Faro-Tob, un robottone bianco e dalla forma cilindrica, simile a un rotolo di carta igienica ma più lungo. Quel coso ha braccia e gambe e sopra ha una lampadina con dentro una nana bianca. Una stella intendo, non una nana caucasica.
– Bravo, Alan, ripeti tutto, ma evita le battute questa volta.
Appunti di Lira: Alan Scuro su Aiello Lightbeam
Aiello arrivò nel Cosmo di Nessuno nel 2018, sul suo slanciato Faro-Tob, un robottone bianchissimo e dalla forma cilindrica, simile a un rotolo di carta assorbente, ma con braccia e gambe meccatroniche. Al posto della testa, il faro antropomorfo, tramandato nella famiglia Lightbeam da padre in figlio, aveva montata una grossa lampada, con dentro sigillata una stella morta, detta nana bianca…
A diciassette anni, l’americano Aiello Lightbeam era già stato il migliore risolutore di problemi che il mondo avesse mai conosciuto. Del resto, discendeva direttamente dal ramo tolemaico di Alessandro Magno, l’imperatore greco che, prima fra le sue leggendarie imprese, sbrogliò il dilemma dei dilemmi.
Era questo il Nodo Gordiano, un nodo intricatissimo e inestricabile, che secondo l’oracolo, avrebbe reso imperatore chiunque l’avesse districato.
Per secoli, i più ingegnosi degli uomini, nei quali spesso la figura del filosofo e dello scienziato coincidevano, si erano dunque cimentati nel venire a capo di quel folle gomitolo, fallendo sempre tutti miseramente.
Tuttavia un leggendario giorno passò di lì Alessandro Magno, avo dell’epigono Tolomeo d’Egitto e dunque ancor più avo di Aiello Lightbeam.
Senza pensarci due volte, con la stessa spada luminosa di Aiello, detta spada di Occamo, ora poggiata appena la porta d’ingresso di Alan Scuro, Alessandro Magno troncò di netto in due parti il nodo Gordiano.
Così venne risolto de facto alla radice il dilemma dei dilemmi, da colui che di conseguenza divenne l’imperatore dei greci, e di tutta quella infinità di popoli che, con la stessa astuzia, Alessandro riuscì a sottomettere.
E duemilatrecentoquarantadue anni dopo (da verificare), Aiello Lightbeam, degno erede di quel genio strategico, con l’invenzione del numero Cim, il numero improbabile capace di risolvere ogni problema matematico, rendendo quasi banale la matematica stessa, dette prova di non essere da meno del suo illustre antenato.
(Continua… Ma tu continua a leggere i contenuti speciali!)
Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo scrittore di Alan Scuro
- Ehi scrittore!
- Dimmi Alan Scuro.
- Sbaglio o è da un po’ che non fai più i contenuti speciali?
- Non ho tempo, ora sto anche lavorando oltre a scrivere la tua storia.
- Io ho combattuto nello spazio per trentatré anni, quello era un lavoro, non il tuo.
- Sì e i treni arrivavano in orario, boomer!
- Che significa boomer?!
- Che sei un fico, Alan Scuro.
- Grazie!
La Spada di Occamo:

L’Episodio XI di Alan Scuro – Il numero Cim – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 31-03-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)
