Bobik era una figura sanguinolenta sul finire della lussuosa navata, cresciuta nell’ignoranza della riva del fiume e poi in una cella, e non capiva. O meglio: la muffa rossa che l’avvolgeva prima del sangue, non capiva. E più il suo micelio, che prima della prigionia era stato un cervello, non capiva, più il suo respiro serrato sottendeva innumerevoli ruggiti cavernosi.
Ma Siro aveva poco tempo per metterlo al corrente di tutto. Quella stessa sera, Bobik sarebbe forzatamente decollato alla volta della volta celeste.
– Questa sera stessa, – disse dunque Siro alzandosi e andando incontro a quello che era rimasto del figlio, – questa sera stessa salirai sull’astronave nera che ti porterà in Artide e là, prenderai il comando dei Giardini Pensili di Babilonia-Tob, detto Babi-Tob, il robot da combattimento che solo i maschi della nostra stirpe possono pilotare, e senza di cui l’umanità sarebbe spacciata. Tranquillo, pilotarlo ti verrò naturale. Ti basterà ancora un po’ di scuola guida, ma solo pratica. Sulla teoria, sulla solitudine, ormai sei ferrato -, poi Siro porse il pugnale ondulato di cristallo al suo primogenito maschio Bobik, che rimase incredulo per la fiducia che quell’uomo, suo padre, stava riponendo in lui.
E, come se nulla fosse, Siro continuò: – Questa è la chiave di accensione del nostro robot. Non perderla, perché non esiste più alcun fabbro al mondo in grado di ricrearla.
– Dov’è mia madre. Se non l’hai uccisa nel pozzo -, infuriò Bobik, – allora, dov’è?!
– Figlio mio, ancora non lo hai capito? L’hai uccisa tu. Mentre le tue sorelle stavano poco oltre la tua cella, tua madre ha vegliato su di te per tutti questi anni, in silenzio, al di là delle sbarre e del suo bianco velo che le… – ma prima che potesse finire, Bobik gli conficcò il pugnale nel cuore, cosicché Siro, con un sorriso, scelse nuove parole dal solito spiegone: – Tutto suo padre -, e cadde riverso nel suo lussuoso palazzo.
La sera stessa, e dopo le delucidazioni della Chimichanga Dam, riguardo ai robottoni e ai nemici che questi combattono – che Alan Scuro non vuole spoilerarmi -, Bobik, lavato via il sangue, ma ancora rosso di muffa e indossate le vesti del padre, partì verso il polo nord con l’UFO-pentola-nera e poi per Lassù, col suo Babi-Tob, per diventare il cuoco dei piloti delle Sette Meraviglie, e dunque di Alan Scuro, di Didamante e degli altri di cui ancora non so la storia.
E quando in quell’anno, nel 2003, gli americani giunsero in Iraq in cerca di armi di distruzione di massa, non immaginavano che l’unico a possederne, se ne era appena andato, sfrecciando via per sempre dal suo villaggio fuori dal tempo.
Ora Bobik, mi ha detto Alan Scuro, è ancora il dispensiere nonché il cuoco ufficiale dei piloti nel Cosmo di Nessuno.
Il suo robottone, i Giardini Pensili di Babilonia-Tob, al suo interno ha un vero e proprio ecosistema, con terra, acqua e piante, popolato da animali di ogni genere. Ma Alan afferma che “Lo stronzo tiranno ammuffito si mangiava tutto lui e a noi faceva solo una zuppa pessima con le lische di pesce e i gusci di gambero o, peggio, una zuppa di rape ma senza dentro rapa alcuna, che ci rifiutavamo di mangiare perché io e Didamante pensavamo che la preparasse con la stessa muffa che lo infestava”. Che schifo.]
– Alan, ho scritto tutto? Attento c’è lo stop! – gli urlò Lira, tirando su la testa dal foglio che aveva appena finito di rileggere all’intervistato, poi continuò redarguendolo. – Si può sapere come fai a non sapere come si guida una macchina?! Pilotavi un robottone nello spazio!
– Sono partito per lo spazio a diciassette anni e quando a ottobre tornavamo guidava sempre Didamante! – le rispose un Alan Scuro sulla difensiva. – E poi nello spazio non ci sono salite ripide come nelle Marche, anzi, proprio non ci sono salite. Aspetta, aspetta, come mi fermo adesso in salita? – chiese poi il cinquantenne, smanettando senza senso col cambio.
– Devi premere la frizione, il freno e poi tirare il freno a mano. Alan, prima la frizione ho detto! Anch’io ho diciassette anni, ma so come si guida!
– Guida tu allora! – le disse Alan Scuro slacciandosi la cinta.
– Ma non ho l’età!
– Non l’avrai mai se continuerò a guidare io. Comunque non hai scritto tutto.
– Cosa manca?
– Che Bobik ora pesa duecentoventi chili e che a differenza del padre Siro non torna mai a ottobre durante le licenze, per questo non ha ancora nessun figlio. Del resto chi mai potrebbe amare un mostro obeso di muffa rossa con gli occhi assenti e demoniaci?! Lui quindi se ne resta lassù, nel Cosmo di Nessuno, nel silenzio dal quale tutti noi cercavamo di fuggire, sospeso nel suo quadrante di nulla da proteggere col suo robottone pieno di flora e fauna. Combatte, questo sì, ma da solo. E non vuole contatti che coi Nemici dell’Umanità, che stermina con giganteschi cannoni al diserbante. E, ai pasti, invia un UFO-pentola nei quadranti degli altri Prestabiliti. Null’altro posso dirti su Bobik, perché sull’Ammuffito non c’è altro che io possa raccontare a una ragazzina.
– Quindi, – fece il punto Lira, – tutti voi siete diventati piloti dei robottoni, Prestabiliti, a diciassette anni, e dovete combattere fino a quando anche il vostro primogenito maschio non raggiunga la mia età. Giusto?
– Giusto.
– Poi, a ottobre potete tornare sulla Terra, ma quando tornate, dovete cercare di avere un maschio il prima possibile, cosicché, quando avrà lui diciassette anni, dovrà prendere il vostro posto e voi potrete godervi la pensione, giusto?
– Sì.
– Ma tu non sei stato nello spazio per trentatré anni?
– Un figlio l’ho avuto tardi.
– Ah! Capisco! Ma allora perché quando sei atterrato al Colosseo quella ragazza ha preso il tuo posto alla guida del Remo-Tob? Non era mica un maschio. Anche se oggi non si può mai sapere…
– Quote rosa, – scherzò Alan Scuro.
– E dai.
– Perché la Chimichanga Dam ha paura di rimanere senza piloti e si è adattata, ma voi donne non siete fatte per guidare. Attenta! C’è lo stop!
Inerpicati sulla salita che portava al Teatro Gigli di Monsampietro Mollico, Alan Scuro l’intervistato e Lira la piccola giornalista, dopo aver quasi investito degli strani passanti, inchiodarono, rimanendo appesi come salami.
In quel momento, un UFO-pentola-nera, tale e quale a quello descritto da Alan Scuro a Lira nella storia di Bobik l’Ammuffito, solcò il cielo, traballando, rigirandosi, picchiando e risalendo come se fosse stato pilotato da un ubriaco.
Finì in un boschetto, non troppo lontano, e due caccia, che probabilmente lo stavano inseguendo, sfrecciarono nel cielo di Monsampietro Mollico, verso l’orizzonte.
– Lira, segui quell’UFO-pentola.
– Ma chi è? Bobik?!
– No, peggio. Se Bobik da lassù non vuole tornare sulla Terra, ebbene, questo stronzo lassù non vuole mai tornarci.
(Continua…)
L’Episodio IX di Alan Scuro – L’americano – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 17-03-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)
