Alan Scuro – Episodio XIII – Nel Cosmo di Nessuno

Intanto, nella galassia GN-z11 a 13,4 miliardi di anni luce, nel sistema planetario dove sfociava il Varco nascosto dietro alla luna terrestre, nel settore difensivo più a destra, il Babi-Tob si stagliava nell’oscurità, con solo vaghe stelle lontane e silenziose a fargli da sfondo.

Al suo interno, una mano rossa e ammuffita rimestava una zuppa del suo stesso colore, che sembrava di rape ma senza rapa alcuna, ringhiando il proprio disprezzo per i piloti assenti.

Sopra l’enorme pancione e alla veste viola di suo padre, Bobik indossava un grembiule bianco da cucina, con impresso al centro il logo della Chimichanga Dam: l’alieno ciclopico in procinto di essere colpito da due missili.

Ma era solo un logo: gli alieni da combattere erano altri e, soprattutto, non erano affatto alieni, bensì esseri maleodoranti i cui esemplari più piccoli, a ottobre, quando i piloti tornavano sulla Terra lasciando a difendere il Varco solo le bocche di fuoco del robottone Muraglia-Tob, in parte riuscivano a invaderla. Esseri che un tempo, molto tempo fa, eravamo noi.

Il Giardini di Babilonia-Tob di Bobik non è difficile da immaginare, basta pensare a un uovo di pasqua, o meglio al contenitore di plastica della sua sorpresa. Poi quel contenitore, spesso più divertente della sorpresa stessa, bisogna immaginarlo completamente di vetro, con inseriti dentro alla parte superiore i veri Giardini pensili di Babilonia, come i diorami nelle sfere dove nevica se agitate.

Ma in quel diorama sperduto ai confini del cosmo, c’era anche la vita, sparpagliata in decine di terrazzamenti dove prosperavano tutte le piante che ricordate, quelle che avete dimenticato e quelle che non avete mai visto. E tutti gli animali della Terra, suddivisi con la propria flora in ecosistemi distinti solo dalle rupi dei terrazzamenti artificiali.

C’era da stare tranquilli però, non poteva accadere che una leonessa del terrazzamento della savana potesse balzare, durante una battuta di caccia, fino al terrazzamento boschivo sottostante per acciuffarvi un cervo, perché le ife fungine di Bobik controllavano a bacchetta ogni essere vivente del Babi-Tob. E se una bestia sgarrava, a prescindere dalla specie, Bobik, sorridente, se la mangiava.

In quel cielo incapsulato volavano falchi e rondini, aquile e gabbiani, e si spandevano ruggiti seguiti dai rintocchi di zoccoli spaventati.

Mentre rimestava quella zuppa poco invitante, al di sotto di Bobik si spandevano invece i canti dei cetacei. Perché là sotto, nella parte inferiore del porta sorpresa di vetro con braccia e gambe che era il Babi-Tob, intanto che il cuoco ammuffito, dopo aver spostato il calderone via dal fuoco, accarezzava un cerbiatto mentre un picchio nero gli si posava sull’Elmo delle Lische, c’era un oceano sepolto, con tutte le alghe, i pesciolini e i coralli colorati che riuscite e non riuscite a immaginare.

Bobik scacciò con una carezza il cerbiatto e versò col mestolo la zuppa in quattro contenitori d’acciaio, che poi sigillò e affidò a degli scimpanzé pazzerelli, gli unici animali del Babi-Tob ai quali le ife dell’Ammuffito, anziché asservirli, avevano donato una sorta di intellettualità.

Gli ominidi coi pranzi si guardarono vicendevolmente e alcuni di essi per istinto pensarono come al solito di forzare il contenitore. Ma al tirannico ringhio di Bobik, che seguì il loro inconscio tramare, emesso mentre il cuoco fece tuttavia vedere loro delle banane gialle come il loro sole lontano, il branco divenne obbediente e corse a caricare i pasti all’interno di quattro Ufo-pentola. Bastone e banana.

Dopo qualche secondo, dalla pancia del Babi-Tob, che oltre a essere una cupola piena di ecosistemi aveva a caratterizzarlo anche gambe robotiche e giganteschi cannoni al pesticida sul finire delle braccia d’acciaio, decollarono quattro scimpanzé in quattro Ufo-pentola, che si diressero a 2Cim (due velocità Cim) verso i quattro piloti ai quali i pessimi ma essenziali pasti erano destinati.

Verso, dunque, gli unici quattro Prestabiliti che, oltre a Bobik, rimanevano a difesa della Terra, intanto che su quel divano lontanissimo Aiello ancora dormiva mentre Alan Scuro ripeteva a Lira la sua storia, bestemmiando nel non riuscire a far al contempo combaciare il piccolo Scudo Rettangolare, che pure aveva impresso il logo della Dam, con la mano del modellino in scala 1:144 del suo ex robottone Remo-Tob.

Montare un modellino e parlare, ma più in generale fare bene due cose contemporaneamente, per quell’uomo di cinquant’anni, ma più in generale per un uomo, risulta praticamente impossibile. – Ma almeno siamo noi maschi a pilotare i robottoni – si diceva un tempo Alan Scuro, prima delle quote rosa della Dam…

Bobik osservava il pianeta verde nemico e il Cosmo di Nessuno tramite le sue spore, che gli fungevano un po’ come da wi-fi connettendolo agli occhi di tutti gli animali nel Babi-Tob, per sincerarsi che tutti i pranzi venissero recapitati senza pericolo di attacchi.

Constatò attraverso lo sguardo di un camaleonte bianco che senza intoppi, il primo Ufo-pentola aveva raggiunto l’Artemide-Tob al Settore 6. Poi, infastidito dal corno perché non abituato, vide attraverso un rinoceronte bianco che il secondo pilota scimpanzé, dato che il Faro-Tob a causa di Aiello ancora stava parcheggiato sulla Terra, stava sfrecciando roteando su se stesso fino al Muraglia-Tob, nel Settore 4, il settore difensivo centrale, di fronte all’astronave Matron e al Varco d’uscita – o d’entrata, dipende.

Subito dopo, attraverso gli occhi di un gatto selvatico dal pelo candido, Bobik vide il terzo ominide raggiungere al Settore 3 lo Zeus-Tob, ma il quarto, che l’Ammuffito controllava attraverso un’aquila albina, sbagliò strada a causa della nebbia.

C’era la nebbia, lassù dove avrebbe dovuto esserci l’erede di Didamante col Rodi-Tob. C’era la nebbia. Ed era verde.

Eppure Bobik glielo aveva detto a quella scimmia, la più stupida delle quattro, che l’erede di Didamante si trovava nella Matron e che dunque al Settore 2 non c’era nessuno. Ma l’animale pensava a quella banana che l’aspettava e, proprio come un uomo che cerchi di fare due cose contemporaneamente, aveva smesso di pensare alla rotta da seguire.

Era fottuto. In quella nebbia maleodorante, l’Ufo-pentola non avrebbe trovato nemmeno il Remo-Tob più in là presso il Settore 1 a proteggerlo! Perché se il Rodi-tob stava senza testa sulla Matron, aspettando che Aiello tornasse nel Cosmo di Nessuno per ripararlo, il robottone che per trentatré anni era stato di Alan Scuro, era sì intatto, ma anch’esso parcheggiato sull’astronave madre, in attesa che arrivasse l’erede di Alan Scuro a pilotarlo.

La scimmietta continuava a guidare avvicinando sempre di più la faccia spaventata al vetro verdognolo della cabina, come quando sulla Terra, anche se per strada c’è la nebbia bisogna andare al lavoro.

Ma il povero animale non poteva immaginare che quella nebbia fosse composta dai più piccoli esemplari dei Nemici dell’Umanità, diretti sciamando al varco che per loro era d’ingresso, per invadere del tutto la Terra, forti dei pochi Prestabiliti a sua attuale difesa.

E intanto che il Babi-Tob, a velocità 10Cim si scagliava contro la nube verde nemica, sbuffando rabbioso boati di pesticida dai suoi cannoni per vendicare la povera scimmietta stupida e affamata, altri occhi osservavano impotenti la scena, dalla sala della Matron dov’erano custoditi il Remo-Tob, integro ma senza pilota, e il Rodi-Tob, senza testa ma con la nuova pilota lì vicino, e in attesa dell’unico ingegnere che potesse aggiustarlo.

Erano gli occhi di Armoniosa, gli stessi di Didamante, suo padre. Ed erano furibondi.

(Continua…)

Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo Scrittore di Alan Scuro

  • Il porta-sorpresa dell’uovo di pasqua, eh?
  • Lasciami in pace, Alan Scuro, è un buon modo per immaginare il Babi-Tob.
  • Diamine, fai un fumetto!
  • Sai che è una bella idea?!
  • Diamine.

L’Episodio XIV di Alan Scuro – Il numero Cim (parte tre) – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 21-04-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Episodio 13
Scimmia rider spaziale

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

Torna in alto