Che fosse proprio lui, la suora ne fu ancor più certa quando l’uomo si voltò verso il furgoncino dello Zio Elvis, ritraendosi con in mano un altro gelato.
Tuttavia l’ometto goloso col cappotto di cammello, non poté nemmeno assaggiarlo il gelato questa volta, perché Aiello gli piombò addosso, spingendolo via e facendo spiaccicare il cono sul selciato, cialda al cielo.
Erano otto anni che Aiello e il rettore del MIT non si rivedevano, ossia da quando quell’uomo di “scienza” lo aveva umiliato davanti all’intera comunità scientifica bostoniana. Dunque Aiello avrebbe volentieri fatto a meno di incontrarlo nuovamente.
– Cosa vuoi, vecchio?!
– Il gelato… – disse l’uomo, rassegnato. Poi fece per raccogliere il cono spiaccicato, ma non poteva salvarlo, quindi desistette.
– Ti ho chiesto cosa vuoi ancora da me! – continuò Aiello. – Perché sei tornato a rompere?! Io ho chiuso col MIT!
– Volevo solo un altro gelato. Tod, me ne prepareresti un altro?! Panna sotto, nocciola, panna sopra.
Aiello seguì dunque con lo sguardo la banconota da un dollaro che il ricomparso professorone dei professoroni stava porgendo allo Zio Elvis, constatando che al posto del solito affezionato gelataio di quartiere, c’era invece un omone con l’auricolare, gli occhiali da sole e la mascellona.
Lo Zio Elvis aveva sui settant’anni, mentre quell’armadio stava sui quaranta. Lo Zio Elvis aveva i capelli lunghi e bianchi, legati in un codino da un vecchio elastico sfilacciato. Quell’uomo li aveva rasati alla militare. Lo zio Elvis vestiva di bianco, da caratteristico vecchio uomo dei gelati americano qual’era, mentre Tod aveva un vestito nero come gli occhiali da sole che indossava e il suo umore. L’armadio col grembiule guardava brutto.
– Chi sei tu? – chiese Aiello all’impostore. – Dov’è lo Zio Elvis?
Ma gli rispose il rettore del MIT: – Tranquillo, quell’agente è il nipote dello Zio Elvis. Tod Secret. Il vecchio gelataio si è preso un periodo di riposo. Cof. Cof. Eterno.
– Hai detto eterno?
– No, ho detto: “Poi torna”.
Di colpo, intorno a loro l’aria divenne pesante e i bambini e i ragazzi dell’orfanotrofio Lightbeam si impietrirono in pose disumane. Inoltre Aiello dalla finestra di Scammort prima era certo di averne contati di più. Era come se, nel tempo di fare le scale e di quel battibecco, quasi tutti gli ospiti dell’orfanotrofio fossero rientrati nei loro alloggi. O peggio ancora scomparsi come lo Zio Elvis.
I volti degli orfani rimasti sembravano estraniati o concentrati su altro, stavano tutti in silenzio. Poi anch’essi scelsero, come casualmente, un edificio di mattoni rossi in cui entrare. O scomparire, dato che dai caseggiati non proveniva più alcun vociare.
In quella cupa atmosfera, Suor Mary Firecross si precipitò fuori con la veste ondeggiante tragedia, raggiungendo il furgoncino dei gelati in un tempo che la rese senza dubbio la suora più veloce della storia (questa è di Alan, ma l’ho lasciata perché mi fa ridere)..
Poi mise le mani sulle spalle di Aiello, come a proteggerlo.
– Non porterai via il mio Aiello!
– Il nostro Aiello, – la corresse il professorone, – vorrai dire. Lui è dell’umanità. Su, ragazzo. Sali sul furgoncino. Non vuoi conoscere quale sia l’Ente che tutto risolve?!
– Che vai dicendo, non esiste alcun Ente.
– Aiello, nonostante tu l’avessi già intuito da piccolo, non potevo permettere che lo rivelassi all’intera comunità scientifica di Boston e dunque al mondo intero. Ma esiste e il suo nome è Numero Improbabile Cim. Se vuoi saperne di più dovrai seguirmi alla Biblioteca di Alessandria-Tob, la biblioteca sospesa nel cielo. In quel posto, i testi sul numero Cim sono gli unici che mancano, dunque è lì che li troverai. Tu mi capisci, vero?!
– No! – ribadì la suora. – Non verrà!
– Mary, – disse il professore con un tono fra il dolce e il severo, – Aiello è un Predestinato, e a luglio compirà diciassette anni, sapevi che questo giorno sarebbe arrivato.
La suora strinse allora ancor più forte a sé il ragazzo del tutto inconsapevole del perché il vecchio professore volesse prelevarlo, del perché ora confermava l’esistenza dell’Ente chiamandolo Cim e di come mai conoscesse la suora che lo abbracciava.
– Predestinato a cosa? – scelse di chiedere Aiello.
– A salvare l’umanità. Non ti è dato fare altro, Aiello. Salire sul furgone dei gelati è la soluzione più semplice.
– Non lo farò mai! Stai mentendo! Suor Mary, aiuto! Questa è la mia famiglia! Tu… sei la mia famiglia!
– Aiello, dici bene, – disse l’ometto col cappotto di cammello, – ma anche suor Mary ne era al corrente. È da quando ti cacciai dal MIT che l’ho inviata a vegliare su di te, e anche se non si è accorta delle nefandezze salvate nella cartella Salmi privati del vostro nuovo direttore Scammort, lei ha sempre fatto il suo dovere. Solo che non aveva il coraggio di ammettere a se stessa che l’ultimo primo di ottobre fosse finalmente giunto. Aiello, figlio mio, sali nel furgoncino dei gelati.
Aiello si voltò in cerca di risposte verso la suora, che intanto piangeva stringendolo al suo triste manto. In ogni frase di quell’uomo, Aiello aveva trovato solo altre domande. Terribili domande.
– Lui sarebbe mio padre?! Perché… Non è vero! Allora perché… – poi anche il ragazzo, per quanto geniale, non riuscì a trattenere il pianto.
Intanto Tod Secret aveva serrato la gelateria ambulante e si era sistemato al posto del guidatore.
Accese la musichetta dei gelati e suonò il clacson. POPI_POPI
Il professorone fece allora leggere ad Aiello dal telefono la mail che aveva convinto Scammort a fuggire tanto frettolosamente, la stessa che aveva fatto cambiare idea sulla nota alla suora.
Era una email ufficiale della famiglia Lightbeam, indirizzata alla casella di posta del rinomato orfanotrofio di Boston. Questa, oltre ad asserire che Aiello dovesse presto fare le valigie, perché anziché l’orfano che aveva sempre creduto di essere, il ragazzo era in realtà il primogenito di una delle famiglie più ricche e potenti del mondo, i Lightbeam, asseriva anche che la Chimichanga Dam, su richiesta del predestinato Immanuel Lightbeam, aveva emanato una sentenza di morte verso il direttor monsignor Scammort.
– Aiello, io la cartella Salmi privati l’ho vista, – disse il rettore mangiando la panna sotto, – hackerare un cloud mi fa ridere. E mi dispiace per non aver fatto fare maggiori controlli su quell’uomo alla Chimichanga Dam, prima di inviarlo qui. Ma vedrai. Non andrà lontano, e, se verrai con me, gliela faremo pagare. Noi Predestinati abbiamo potere di vita e di morte su chiunque, perché chi comanda sa che da noi dipende la vita e la morte di ogni essere vivente.
Leggendo la mail e ascoltando quelle parole, Aiello non si convinse del tutto della veridicità di quella valanga di informazioni. Ma già da sola l’idea di punire Scammort, che in un mese aveva sconvolto la vita di Savannah, di Rachel e poi di Christine, ad Aiello bastava.
Le ragazze al giovane Predestinato avevano raccontato tutte la stessa cosa: una alla settimana, alla sera, Scammort le aveva fatte chiamare con una scusa nel suo ufficio.
Non appena le ragazze arrivavano alla sua porta, il prete usciva sorridendo loro con molte rughe, e con molti volti.
– Benvenuta… Entra pure.
Poggiava loro una mano sulla divisa, all’altezza delle scapole, così da accompagnarle nella stanza tenebrosa, all’ombra dell’oscuro crocefisso.
Controllava fuori, in corridoio, che non vi fosse nessuno oltre ai santi e ai beati impressi nei quadri. E, per scrupolo, che non si udissero passi in lontananza. Infine, rientrato, chiudeva la porta.
A chiave.
Savannah, Rachel, Christine. Nessuna di loro aveva parlato con nessuno di quei peccati subiti all’ombra dell’oscuro crocefisso. Nessuna di loro, se non con Aiello Lightbeam.
Le ragazze, conoscendone l’intelligenza, si erano rivolte una dopo l’altra sempre e solo a lui, per chiedergli di cancellare le foto che il prete salvava nella cartella Salmi privati.
E non appena Aiello ci riusciva, in quel vicolo, loro lo baciavano. Non sapeva perché lo facessero, Aiello, ma la soluzione più semplice che riuscì a darsi, fu che le tre volessero sostituire il ricordo di un peccato non loro, originale, con quello di un peccato per il quale ragazze cresciute immerse nella fede, potessero sentirsi personalmente colpevoli.
Dunque Aiello, dopo aver salutato suor Mary Firecross con un bacio , ed essersi sistemato gli occhiali, salì frastornato vicino a Tod Secret.
– Vengo anch’io, Immanuel, – intimò la suora al signor Lightbeam, – voglio stargli vicino fino a che posso.
– Va bene, amore mio. – Rispose Immanuel Lightbeam. Davanti ci sono tre posti, ma se ci stringiamo potrai salutare anche tu, un’ultima volta, tuo figlio.
(Continua…)
L’Episodio XVII di Alan Scuro – Stallo all’italiana – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 12-05-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)
