Alan Scuro – Episodio XVIII – Botta e risposta

(Nell’episodio precedente, Alan Scuro ha finalmente completato il suo modellino da esposizione del Remo-Tob. Nel montaggio ha dimenticato di inserire un pezzo, la giuntura tra torace e bacino meccatronico, utile alla rotazione parziale del busto del robottino di plastica. Tuttavia, appurato che l’ex eroe aveva intenzione di tenerlo da esposizione in una impenetrabile vetrinetta, tale dimenticanza sembra non avergli dato troppo fastidio. Intanto, una raminga bolla di sapone ha svegliato Aiello Lightbeam. Alan Scuro, con risolutezza e senza che Lira potesse opporsi, lo ha subito dichiarato in arresto, puntandogli contro la sua micidiale pistola laser tutta colorata, con ventosa, al fine di impedirgli la fuga. O peggio, che il giovane Prestabilito, vedendola appoggiata alla parete come un ombrello dimenticato, brandisse la sua luciferina Spada di Occamo…)

– Perché sarei in arresto?! – chiese Aiello con il mirino laser di Alan Scuro proiettato sulla gobbetta del naso.

– Devi tornare a combattere nel Cosmo di Nessuno, Aiello – rispose minaccioso Alan Scuro. – Se resterai qui, quelli della Chimichanga Dam verranno a prenderti e ci andrò di mezzo anch’io. Non voglio mica perdere la pensione a causa tua, geniale testa di cazzo!

– Semplice, mi oppongo – disse il ragazzo americano fissando con la coda dell’occhio la sua spada. Fece un passo verso l’arma e questa si illuminò per un attimo, come una lampadina fulminata rediviva.

– Non provarci nemmeno, Aiello. Se muovi un altro muscolo, sparo! Non mi porterai via la pensione, sono trentatré anni che verso sangue e contributi alla Dam.

– Sparami allora! Non voglio vivere nemmeno un altro istante lontano da lei. La Dam si è presa le mie lacrime, se vuole anche il mio sangue si serva pure. Ma sarai tu a versarlo, Alan Scuro.

L’eroe dai capelli tinti e dai pantaloni strettissimi per via della pancia buttò giù un rospo di saliva. Sapeva che sparando a quel moccioso col cappotto di cammello, avrebbe sparato al mondo intero: – Si può sapere allora perché sei piombato qui da me, anziché andartene a fanculo da lei al Biblio-Tob? Le assomiglio?! – Alan Scuro si mise l’arma sulla pancia, dove la camicia si infilava nei pantaloni aderenti, e con una spinta verso l’alto, la fece sobbalzare. Lira si coprì gli occhi dall’imbarazzo.

– Prima di precipitare in questo posto dimenticato da Dio ero da lei. Ogni ottobre, appena sbuco dal Varco di Tarlo, volo direttamente alla Biblioteca di Alessandria-Tob sperando di rivederla, o almeno che anche solo un’informazione di lei possa sbucare da quel maledettissimo buco nero poco massiccio, dove si è gettata per farmi ottenere il potere Cim. Ma anche una mente semplice come la tua, Alan Scuro, sa benissimo che quello che si getta nel Dimenticatoio, dal Dimenticatoio non può più uscire.

– E ogni volta, – precisò Alan Scuro tornando col mirino a minacciare il naso dantesco del Prestabilito americano, – scaduto il mese di licenza non ritorni mai al fronte e la Dam deve perdere tempo a catturarti per rispedirti a combattere a calci nel tuo geniale culo. Non pensi ai tuoi compagni?! A Bobik?! Al Frizzante pescatore Fritz?! E a quell’invertito di Neron Quesar? Alla figlia del mio amico Didamante e alla cinese per cui Dida’ si è sacrificato come un coglione?! Non pensi a… Sei un Prestabilito, Aiello, e non siete rimasti in molti a poter combattere i Nemici Dell’umanità.

Con la pistola tutta colorata, Alan Scuro mirò una cimice sulla parete, infiltratasi in casa nonostante la doppia zanzariera. Sparandole addosso la ventosa la schiacciò senza remore e un odore nauseabondo di coriandolo invase la stanza. Solo Lira si tappò il naso, mentre il cimicicida continuò a rimbrottare Aiello come se nulla fosse: – Inoltre devi ancora aggiustare il Rodi-Tob di Didamante, o Armoniosa non potrà prendere il posto di suo padre. Un robottone è come un uomo in fondo, senza testa non può combattere.

– Non voglio…

– E tu pensi che invece io volevo passarli trentatré anni lassù a combattere i Nemici Dell’Umanità?!

– Sì, a te piaceva combattere. Almeno fin quando Didamante non è morto, anche a causa della tue idee.

– Non provarci, Aiello. Non nominare Dida’ un’altra volta o ti ammazzo quant’è vero che sei una geniale testa di cazzo.

– Ah, io sarei una testa di cazzo?! E tu che l’hai lasciato morire, no?!

Aiello si ritrovò con una ventosa appiccicata in fronte. L’arma tutta colorata di Alan Scuro aveva solo due ventose da scagliare prima del laser.

– Dillo ancora, – lo minacciò Alan Scuro con l’arma tesa e tremante dal nervoso, – di’ che è stata colpa mia! Conosci meglio di chiunque altro quest’arma, ingegnere.

– Ma a chi vuoi darla a bere, Alan Scuro, so benissimo che non puoi uccidermi. Non ho ancora un erede, io.

– Non dire un’altra parola, Aiello. O ti sciolgo il cervello.

Aiello sapeva benissimo che nessun Prestabilito ne avrebbe mai ucciso un altro, soprattutto se senza eredi. Perché altrimenti la Terra avrebbe perduto per sempre uno dei suoi meravigliosi robottoni difensivi. Un tempo l’erede dei Prestabiliti doveva essere maschio, ma recentemente la Chimichanga Dam, dopo aver constatato che anche le ragazze potessero pilotare i sette robottoni, aveva fornito ai piloti un unico obbligo. Che il proprio erede alla cabina di pilotaggio fosforescente fosse in salute. Alan Scuro era stato l’unico dei Prestabiliti a opporsi formalmente alle nuove quote rosa decise dall’organizzazione sovranazionale più potente al mondo, scontrandosi addirittura col suo amico Didamante, che invece le caldeggiava. Comunque sia, data la concitazione del quasi stallo all’italiana in corso, direi che su questo sia meglio tornare in seguito.

– Ah, non posso ucciderti?! – chiese retoricamente Alan Scuro all’americano. – Guarda che senza il tuo robottone il mondo andrebbe avanti lo stesso. Del resto, ogni ottobre, quando tutti noi ritornavamo sulla Terra e Bobik andava in letargo, bastava il sistema automatizzato del Muraglia-Tob per difendere la Matron e il Varco. Puzzerà anche di salsa di soia, ma quella Oh Zi’ è la migliore ad armare i robottoni, probabilmente perché abituata fin da bambina a confezionare fuochi d’artificio illegali nel retro del ristorante di famiglia. Nei restanti undici mesi dell’anno poi, alla Dam basterà aumentare i turni dei Prestabiliti che rimarranno.

– Se anche fosse, lo hai detto prima tu stesso il vero motivo per cui non puoi schiacciarmi come una cimice, – disse Aiello alzandosi, incurante del rischio, – sai benissimo che sono l’unico a conoscere il Numero Cim e dunque l’unico a poter aggiustare la testa del Rodi-Tob e a manutenere tutti gli altri robottoni ogni volta che devono fare il tagliando.

– C’è sempre tuo padre. Basterà richiamare Immanuel Lightbeam in servizio.

– Dopo avergli ucciso il figlio?! Non credo sarà felice di collaborare nuovamente con l’ineffabile Alan Scuro… E poi…

Aiello Lightbeam era arrivato alla spada. Non propriamente lui, ma una sua versione fosforescente e spoglia, un altro sé dal sé. Col favore della nudità, il doppio generatosi dalla mente del Prestabilito si era celato, dallo sguardo minaccioso di Alan Scuro, dietro al cappotto di cammello della sua origine. Quatto quatto, aveva poi passato la spada all’originale, prima di tornare ad essere una cosa sola con lui. Lira non disse nulla, si coprì gli occhi con la mano per l’imbarazzo, anche se l’ordinario lasciò all’inaccettabile incredibile uno spiraglio tra le dita.

il giovane pilota teneva stretta l’elsa d’oro, sulla quale erano incise le lettere Tob, dalle quali partivano linee come raggi solari. L’impugnava con la mano che lentamente si era portato dietro la schiena come un cameriere. E non appena il vero sé fu riconosciuto dalla Spada di Occamo, questa si accese d’un bagliore che fece aggiornò la notte. Fasci di luce dalle finestre cercarono le stelle da cui provenivano.

Non appena il bagliore si attenuò, Aiello riprese a parlare, ma puntando a braccio teso la Spada di Occamo contro uno sconcertato Alan Scuro: – E poi mio padre, mio padre non conosce le attuali leggi che regolano il Numero Cim. Perché il Numero Cim è talmente improbabile da cambiare i suoi paradigmi ogniqualvolta un Prestabilito al Faro-Tob riesce a inventarlo. Le idee della mia stirpe regolano l’universo, e tu ne fai parte.

– Non ho capito quello che hai detto e non mi interessa, – disse Alan Scuro, – l’unica cosa che mi preme è che ora tu scelga.

– Cosa dovrei scegliere?!

– Se tornare a combattere o morire!

– Io sono già morto quando ho perso la donna che amo, Alan Scuro. Tu piuttosto, non hai ancora provato l’ebrezza della notte delle notti. È più buia delle profondità del cosmo, ma, ironia della sorte, sarà la luce della mia spada a scagliarti dove non ci sono stelle.

Dall’arma tutta colorata di Alan Scuro, un suono esponenziale di turbina fotonica iniziò a preludere lo sparo laser. Al contempo, dalla Spada di Occamo di Aiello Lightbeam, cui luce aveva ripreso ad aumentare, un candido ma minaccioso bagliore stellare venne concentrandosi poco oltre l’acuminatura. Non era una spada per tagliare, quella in cui tutte le stelle si riversavano, bensì per disintegrare. I due Prestabiliti stavano per darsi la notte delle notti a vicenda. Animi e armi si erano accesi.

– Fermi o lo rompo! – urlò Lira rompendo lo stallo.

In mano, stretto fin troppo, la ragazzina teneva il robottino in scala 1:144 del Remo-Tob. Ed era come se tenesse Alan Scuro per le palle.

– Guarda… che lo rompo, Alan Scuro!

(Continua… Ma tu continua a leggere i Contenuti speciali!)

Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo scrittore di Alan Scuro

  • Dille di metterlo giù!
  • Ah, veditela tu con Lira. Io non c’entro.
  • Ma è da collezione!
  • Ti ripeto, Alan Scuro. Io non voglio entrarci.
  • Allora faccio uno spoiler!
  • Non puoi.
  • Perché?!
  • Perché smetto di scrivere.

L’Episodio XIX di Alan Scuro – Furgoni verde acido – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 26-05-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

  • Vaffanculo, scrittore!
  • Come hai fatto? Alan Scuro?!
  • E se fossi io a star scrivendo la tua storia?!

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

Torna in alto