Stallo all’italiana – Definizione del dizionario Dam – Uno stallo all’italiana è una particolare situazione nella quale un uomo di cinquant’anni, coi capelli tinti e armato di pistola laser con ventosa, minaccia un altro uomo, più giovane ma disarmato, mentre una ragazzina, impotente osserva la scena chiedendosi del perché è lì. Abbiamo una sola attestazione di tale singolare situazione, riscontrabile negli episodi XVII e XVIII di Alan Scuro.
– Perché sarei in arresto?! – chiese Aiello con il mirino laser di Alan Scuro proiettato in mezzo alla fronte.
– Devi tornare a combattere nel Cosmo di Nessuno, Aiello! – rispose minaccioso Alan Scuro con l’arma tutta colorata in pugno. – Se resti qui quelli della Chimichanga Dam verranno a prenderti e ci andrò di mezzo anch’io! Non voglio mica perdere la pensione a causa tua, brutto testa di cazzo!
– Non voglio! – disse il ragazzo americano fissando la sua Spada di Occamo ancora appoggiata alla parete.
– Non provarci nemmeno, se muovi anche solo un muscolo sparo!
– Sparami allora! Non voglio vivere nemmeno un istante lontano da lei!
– Si può sapere allora perché sei piombato qui da me anziché andare da Lei al Biblioteca-Tob? Le assomiglio?! Ho forse le tette io?
– Stavo da lei. Ogni ottobre torno e vado alla Biblioteca di Alessandria-Tob sperando di rivederLa, sperando che mi risponda da dove è scomparsa… Ma…
– Ogni volta, – lo anticipò Alan Scuro perché già sapeva, – scaduta la licenza non torni al fronte e la Dam deve perdere tempo a catturarti per rispedirti a combattere a calci nel culo. Idiota. Non pensi ai tuoi compagni?! A Bobik?! Sei un Predestinato, Aiello, e non ne sono rimasti molti a poter combattere i Nemici Dell’umanità.
Con la pistola tutta colorata, Alan Scuro indicò una cimice sulla parete, infiltratasi in casa nonostante la doppia zanzariera. Poi continuò a sgridare Aiello: – Inoltre devi aggiustare il Rodi-Tob di Didamante, o Armoniosa non potrà prendere il posto di suo padre.
– Non voglio…
– E tu pensi che invece io volevo passarli trentatré anni Lassù a combattere contro i Nemici Dell’Umanità?!
– Sì, a te piaceva combattere… Almeno fin quando Didamante non è morto…
– Non provarci, Aiello. Non nominare Dida un’altra volta o ti ammazzo quant’è vero che sei una testa di cazzo.
– Ah, io sarei una testa di cazzo?! E tu che l’hai lasciato morire, no?!
Aiello si ritrovò con una ventosa appiccicata in fronte.
– Dillo ancora, – lo minacciò Alan Scuro con l’arma tesa e tremante dal nervoso, – dillo! Ma sappi che ho finito le ventose.
– Ma a chi vuoi darla a bere, Alan Scuro, so benissimo che non puoi uccidermi. Non ho ancora un erede, a differenza tua…
– Non dire un’altra parola, Aiello. O ti sciolgo definitivamente quella testa di cazzo!
Aiello sapeva benissimo che nessun Predestinato ne avrebbe mai ucciso un altro. Soprattutto se questo non aveva almeno un erede, perché altrimenti la Terra avrebbe perduto per sempre uno dei suoi meravigliosi robottoni difensivi.
Un tempo l’erede dei Predestinati doveva essere maschio, ma recentemente la Chimichanga Dam, dopo aver constatato che anche le donne potevano pilotare i sette robottoni, aveva fornito ai Predestinati un unico obbligo. Che il proprio erede fosse in salute.
Alan Scuro era stato l’unico dei Predestinati a opporsi formalmente alle nuove quote rosa imposte dall’organizzazione sovranazionale più potente al mondo, scontrandosi addirittura col suo amico Didamante, che invece le caldeggiava.
– Ah, non posso ucciderti?! – chiese retoricamente Alan Scuro all’americano. – Guarda che senza il tuo robottone il mondo andrebbe avanti lo stesso. Del resto a ottobre quando torniamo sulla Terra basta il Muraglia-Tob a difendere la Matron e il Varco. I cinesi sono i migliori ad armare i robottoni. Per il resto dell’anno poi, alla Dam basterà aumentare i turni dei sei Predestinati che rimarranno. Cinque…
– Se anche fosse, lo hai detto prima tu stesso il motivo per cui non puoi uccidermi, – disse Aiello alzandosi incurante del rischio, – sai benissimo che sono l’unico a conoscere il Numero Cim e dunque l’unico a poter aggiustare la testa del Rodi-Tob e a manutenere tutti gli altri robottoni ogni volta che devono fare il tagliando.
– C’è sempre tuo padre. Basterà richiamare Immanuel Lightbeam in servizio.
– Dopo avergli ucciso il figlio?! Non credo sarà felice di collaborare, Alan Scuro… E poi…
Aiello era arrivato alla spada. La afferrò e questa si accese illuminando con un breve bagliore l’interno della casa, proiettando fasci di luce fuori dalle finestre che illuminarono tutto Monsampietro Mollico.
Non appena il bagliore si attenuò, Aiello riprese a parlare, puntando la Spada di Occamo verso Alan Scuro: – E poi mio padre, mio padre non conosce le attuali leggi che regolano il Numero Cim. Perché il Numero Cim è talmente improbabile da cambiare i suoi paradigmi ogniqualvolta un Predestinato della mia stirpe riesce a inventarlo.
– Non ho capito quello che hai detto e non mi interessa, – disse Alan Scuro in uno stallo non più all’italiana, – l’unica cosa che mi interessa è che ora tu scelga.
– Cosa dovrei scegliere?!
– Se tornare a combattere o morire!
– Io sono già morto quando L’ho persa, Alan Scuro. Tu piuttosto, non hai ancora provato l’ebrezza della notte delle notti. È più buia delle profondità del cosmo.
Dall’arma tutta colorata di Alan Scuro, un suono esponenziale come di caricamento iniziò a preludere lo sparo laser. Al contempo, dalla Spada di Occamo di Aiello Lightbeam, cui luce aveva ripreso ad aumentare, un candido ma minaccioso bagliore stellare venne concentrandosi sulla punta. Lo scontro era deciso.
– Fermi o lo rompo! – urlò Lira dopo che per tutto il tempo se ne era restata in disparte, senza potere alcuno sulla situazione, come una madre ragionevole sta mentre il marito infuriato caccia di casa il figlio ribelle.
In mano, stretto fin troppo, Lira teneva il robottino in scala 1:144 del Remo-Tob. Dunque come una moglie in difesa del figlio ribelle, Lira teneva Alan Scuro per le palle. E piangeva.
– Guarda che lo rompo, Alan!
(Continua… Ma tu continua a leggere i Contenuti speciali!)
Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo scrittore di Alan Scuro
- Dille di metterlo giù!
- Ah, veditela tu con Lira. Io non c’entro.
- Ma è da collezione!
- Ti ripeto, Alan Scuro. Io non voglio entrarci.
- Allora faccio uno spoiler!
- Non puoi.
- Perché?!
- Perché smetto di scrivere.
L’Episodio XIX di Alan Scuro – Furgoni verde acido – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 26-05-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

- Vaffanculo, scrittore!
- Come hai fatto? Alan Scuro?!
- E se fossi io a star scrivendo la tua storia?!